“Un ragazzo d’altri tempi”: più di 500 per l’addio a Umberto. E anche il cielo piange

Anche il cielo ha pianto. Subito prima dell’arrivo del feretro, un breve ma intenso scroscio di pioggia mista a grandine è caduto sul sagrato della chiesa parrocchiale di Nervesa della Battaglia, dove in tantissimi – oltre 500 persone – si sono radunati oggi giovedì pomeriggio per dare l’ultimo commosso saluto a Umberto Coghetto, morto a soli 27 anni in un tragico incidente sul lavoro ad Agna, in provincia di Padova.

Un meteo che rispecchiava perfettamente lo stato d’animo di amici e parenti del giovane imprenditore, titolare di un’azienda di Volpago del Montello specializzata nella realizzazione di strutture metalliche.

Un dolore di cui si fatto interprete anzitutto il parroco, don Flavio Gallina, che nella sua omelia ha ricordato la figura di Umberto: “Non doveva andare così, perché?- ha esordito il sacerdote -. Sono tante le domande che si affollano in questi giorni, così come tanti siamo qui oggi a dire addio a una persona cara. Una grande persona, non solo fisicamente, un ragazzo che sembrava provenire da un’altra epoca: riservato, rispettoso, altruista“.

Un giovane che aveva fatto parte del Gruppo giovanissimi e, nel 2016, era stato tra i partecipanti alla Giornata mondiale della Gioventù. Poi era diventato cuoco, per circa 7 anni, mantenendo sempre però la passione per il lavoro manuale. Un hobby che poi è diventato un lavoro, condito da sogni e progetti che si sono spenti troppo presto.

“Era un tipo con tanta umiltà e che faceva poche chiacchiere – ha ricordato ancora il parroco nell’omelia -. Amava il suo lavoro, che gli stava dando anche delle soddisfazioni, tanto che l’attività era ormai quasi esclusivamente nelle sue mani. E’ un momento difficile, ora, ma sforziamoci di viverlo comunque con fede”.

Perché, come avrebbe detto Umberto, “se tu vuoi il bene, fai il bene”. Una frase che sembra fatta apposta per lui. Poi, verso la fine del funerale, è venuto il momento dei ricordi di parenti e amici. Toccante quello del fratellastro Alessandro: “Caro fratellone, ho avuto poco tempo per conoscerti ma grazie per l’amore che mi hai dato. Da grande vorrei essere proprio come te e, da oggi, tu sarai il mio Angelo custode“.

E’ stato poi il turno dell’amico fraterno Marco: “Tutto mi è crollato quando ho saputo la tragica notizia – la commovente lettera -. Eri un grande amico per tutti noi, per me come un fratello. Buono, generoso, altruista. Sono grato e onorato di aver condiviso con te questi anni. Lasci un vuoto incolmabile“.

Altri amici hanno poi letto vari ricordi di vita vissuta con Umberto, di una quotidianità spensierata: le camicie costosissime, rigorosamente bianche, le serate insieme, le torte fatte in casa (“come la sacher che ti riusciva bene ed era proprio come te, dolcissima, abbondante e con un cuore super morbido”), i suoi pisolini in vigna.

All’uscita dalla chiesa, di nuovo un cielo plumbeo, con tuoni minacciosi all’orizzonte. Un cielo a cui sono andati incontro i palloncini lanciati dagli amici. Leggeri e scanzonati, proprio come Umberto. Addio.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Alessandro Lanza)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts