A doverosa conclusione di un ciclo, è in programma domani sabato 1° aprile alle 17.30, al Museo archeologico “Eno Bellis”, la presentazione del volume “Figlio del lampo, degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura” curato da Giovanna Gambacurta, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, insieme a Maria Cristina Vallicelli, Soprintendenza ABAP-VE-MET e da Marta Mascardi, Fondazione Oderzo Cultura onlus.
Era il 2018 quando Oderzo Cultura dedicò tre giorni di approfondimento ad uno dei più importanti reperti della collezione archeologica opitergina: la bardatura del cavallo della “tomba 49” della necropoli preromana, ritrovata nell’area dell’Opera Pia Moro. Bisogna fare un ulteriore passo indietro, al 2005, quando, a pochi passi dal Museo, gli archeologi brindarono alla scoperta di questo prezioso manufatto, eccezionale nel suo genere. L’opera, sottoposta poi a nuovi e approfonditi studi, è ritornata agli occhi del pubblico in un nuovo allestimento nel 2018.
Le ricerche archeologiche hanno messo in rilievo l’importanza del cavallo nella cultura veneta, come testimoniano le rappresentazioni di cavalli nelle decorazioni di vasi e in numerosi oggetti e, non ultimo, le fonti storiche. La relazione tra l’animale e il ruolo politico e sociale del suo proprietario è testimoniata infine dai numerosi ritrovamenti di sepolture equine. La necropoli dell’Opera Pia Moro, attiva tra la fine del VI e il IV secolo a.C., ha restituito, oltre a numerosi tumuli, due tombe di cavalli: quello della tomba 49 era deposto con la bardatura in ferro e bronzo.
Il volume indaga il contesto di rinvenimento, dettaglia le operazioni di recupero e restauro, mette in luce i confronti in ambito Veneto, anche con gli esempi provenienti dall’Arte delle situle, sottolineando le relazioni con il territorio alpino e in particolare con l’area slovena (Most na Soči e Kobarid). Il sacrificio del cavallo nelle pratiche rituali dei Veneti antichi viene confermato dalle testimonianze opitergine e dalla sepoltura del cavallo della tomba 49 che si colloca, alla fine del V secolo a.C., in un quadro di relazioni e scambi, culturali ed economici, con l’area celtica.
La pubblicazione è stata possibile grazie a Guglielmo Marcuzzo e Maria Pia Benvegnù dello Studio Marcuzzo – Benvegnù di Oderzo ed è inserita nel progetto Art Bonus.
Sabato, dopo i saluti istituzionali di Fondazione Oderzo Cultura onlus, Comune di Oderzo, Soprintendenza e l’intervento di Guglielmo Marcuzzo e Maria Pia Benvegnù in veste di mecenati, Franco Marzatico, dirigente generale – Unità di missione strategica per la tutela e la promozione dei beni e delle attività culturali della Provincia autonoma di Trento dialogherà con i curatori del volume e gli autori.
(Foto: Oderzo Cultura).
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