Mancavano quattro anni di lavoro a Roberto Scudeler, che d’estate come d’inverno, di mattina e di sera, si spostava col suo motorino per andare a lavorare alla vetreria O-I di San Polo di Piave.
Il 59enne di Ponte di Piave sarebbe poi finalmente andato in pensione. Tutti i colleghi lo ricordano come un gran lavoratore: da più giovane aveva lavorato in quella stessa vetreria, poi se n’era andato all’estero col sogno di aprire una gelateria in proprio, ma col tempo aveva deciso di tornare a casa e riprendere quel suo vecchio lavoro, che ancora portava avanti con tenacia e impegno anche dopo tanti anni.
Una volta raggiunta la pensione – aveva detto a un amico più grande di lui qualche giorno prima di morire – “basta, farò una vita da signore”.
Avrebbe affrontato ancora una volta il turno serale con quella convinzione se alle 19.45, sotto una pioggia fittissima, non fosse stato urtato da un’auto in manovra da un vialetto in via San Maurizio, finendo a terra, morendo sul colpo.
Oggi in quel punto, lungo il marciapiede, c’è una corona di fiori, mentre nel fossato sulla carreggiata opposta galleggiano ancora quelli che sembrano essere il suo casco e i suoi guanti. Un impatto che non gli ha lasciato scampo e che una residente di via San Maurizio, probabilmente la prima a soccorrerlo, descrive come un tonfo sordo nella pioggia scrosciante.
Nel condominio dove viveva, in una laterale alla principale che attraversa il paese, con le tapparelle verdi e un cortile che dà sui vigneti oggi, c’è un’atmosfera diversa: nessuno come lui passa salutando con un sorriso i vicini, anche più volte al giorno.
I residenti svolgono i loro mestieri in giardino o sul terrazzo sotto un cielo grigiastro e con gli occhi arrossati. C’è chi lo ha visto nascere e crescere, chi lo ha introdotto al lavoro in vetreria, ma anche chi ha imparato da lui come andare in bicicletta. “Era una persona che amava stare con gli altri. Che aveva bisogno di interazione” spiega una vicina.
È ancora troppo intenso il dolore dei famigliari per sapere qualcosa in più sulla sua vita. “Lasciate perdere” ci dicono.
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