Orsago, “Fiume addio”: la biblioteca e l’amministrazione raccolgono in un volume i ricordi dell’esule Antonio Bottan

“Fiume Addio” è il titolo dell’intervista ad Antonio Bottan ed è il titolo provvisorio del libretto a cui sta lavorando. L’amministrazione comunale e la biblioteca hanno realizzato una intervista con l’ottantaquattrenne esule giuliano (vedi articolo), che si potrà vedere sui siti del Comune e della biblioteca, oggi “Giorno del Ricordo”.

“Non potendo realizzare un momento in presenza – ha spiegato l’assessore alla cultura Marianna Salvador, abbiamo pensato a usare il mezzo digitale. L’intervista è stata registrata in biblioteca, da Stefano Biz e sua figlia, con il bibliotecario nel ruolo di intervistatore. Proponiamo una testimonianza diretta di un orsaghese che racconta momenti intensi che ha vissuto lui e la sua famiglia. La loro vicenda umana mi ha molto coinvolto e penso sia doveroso ricordare”: link.

Antonio Bottan racconta che sta lavorando alla stesura dei suoi ricordi da bambino (aveva 8 anni e mezzo quando è dovuto scappare da Fiume), della loro fuga, della guerra, del suo rientro a Orsago.

“Ho vissuto momenti terribili e tragici per un bambino – racconta -, che sono altrettante ferite che mi sono portato dentro in un’infanzia deturpata dalla violenza subita. Ci sono voluti degli anni e il tanto affetto dei genitori e dei nonni per poter ritrovare un’armonia interiore”.

Per lui è doveroso celebrare la “Giornata del Ricordo” per fare presente, qui ed ora cosa vissero molti italiani, perseguitati per la loro italianità, costretti ad abbandonare tutto e a cercare rifugio con il ritorno nella terra d’origine che era stata la patria dei loro nonni, dei loro padri. Molti finirono nelle foibe, gettativi dai partigiani di Tito.

“Non si può vivere di odio – annota – ed è ora il tempo del perdono e della riconciliazione. Se il ricordo oggi è affidato alle parole, esse sono importanti, per fare memoria, per ricordare, per non rifare gli stessi orrori. L’animo umano, purtroppo, è incline a dimenticare”.

“I mesi della pandemia con le relative restrizioni mi hanno dato il tempo – sottolinea – di prendere carta e penna, per fissarvi i miei ricordi di bambino, di esule, di profugo”.

“Comprendo l’esperienza amara dei profughi di oggi e posso immaginare il loro dolore”. Riflette Antonio Bottan che aggiunge: “Medito che siano da trovare delle soluzioni politiche europee e mondiali per elaborare e attuare delle strategie d’aiuto, che consentano ai profughi di oggi di poter avere una vita dignitosa ed un futuro nei loro paesi d’origine”.

(Fonte: Loris Robassa © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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