Acqua pura, birre leggere e ricerca biodinamica: il segreto di 32 Via dei Birrai

Un esperto commerciale, un ingegnere appassionato di homebrewing e un mastro birraio con radici tra Italia e Belgio. Da questo intreccio di competenze e passioni nasce nel 2006 32 Via dei Birrai, microbirrificio artigianale che ha saputo conquistarsi un ruolo originale nel panorama brassicolo italiano.

Fabiano Toffoli, cresciuto in Belgio fino ai sedici anni e laureato in agronomia in Italia, è il cuore della produzione. A lui spettano la direzione dei processi brassicoli e il controllo della qualità. Accanto a lui, Alessandro Zilli, ingegnere e homebrewer, segue ricerca e sviluppo, con un’attenzione costante all’innovazione degli impianti per ottimizzare la produzione e ridurre consumi e sprechi. La parte commerciale è affidata a Loreno Michielin, forte di una lunga esperienza nella ristorazione.

Il nome scelto racchiude un doppio significato: 32 è il numero corrispondente alla classe internazionale di Nizza che identifica la birra, mentre Via dei Birrai rimanda a Bruxelles, città che ospita una Rue des Brasseurs. Il cerchio del logo richiama invece l’idea di un percorso, un movimento continuo verso l’evoluzione.

Oggi la produzione di 32 si concentra esclusivamente su birre rifermentate in bottiglia, che non necessitano della catena del freddo. L’approccio è rivolto a un pubblico curioso, che sceglie queste birre come alternativa a un buon vino. “Le nostre bottiglie da 75 centilitri sono pensate anche come dono, un regalo di qualità da portare a cena dagli amici – spiega il mastro birraio –. Sono birre che evolvono nel tempo e che si possono conservare in cantina, proprio come il vino. Un esempio è la nostra birra annuale al miele di castagno, che alcuni appassionati aprono dopo due o tre anni”.

Il microbirrificio ha trovato uno spazio particolare anche nella regalistica aziendale: molte grandi imprese scelgono le birre 32 come dono personalizzato per clienti, partner e collaboratori. Un settore che ha contribuito a rafforzare l’immagine del marchio e la sua riconoscibilità.

Accanto alla qualità, l’altro pilastro è la sostenibilità. “Fin dall’inizio – racconta Alessandro Zilli – abbiamo scelto di puntare sull’energia verde e sul risparmio idrico. Oggi siamo a 4,5-5 litri di acqua per ogni litro di birra prodotto, un risultato molto positivo per il settore”. L’azienda ha inoltre avviato sistemi di recupero del calore prodotto in fermentazione, utilizzandolo per riscaldare l’acqua destinata ai successivi passaggi di lavorazione.

Un’altra innovazione riguarda il vetro: “Siamo riusciti a ridurre il peso delle bottiglie da mezzo litro da 500 a 350 grammi – continua Zilli – con un notevole risparmio energetico e una diminuzione delle emissioni di CO₂”.

Coniugando radici brassicole belghe, spirito imprenditoriale italiano ed elevata attenzione all’ambiente, 32 Via dei Birrai continua il suo percorso come esempio di microbirrificio capace di unire creatività, ricerca e responsabilità.

Quando si parla di birra artigianale di qualità, il termine “qualità” rischia spesso di diventare generico. Per Alessandro Zilli, ingegnere e socio fondatore di 32 Via dei Birrai, questo concetto assume un significato concreto e scientifico. “Noi utilizziamo un’analisi chiamata cristallizzazione sensibile – spiega – inventata oltre cent’anni fa da Rudolf Steiner, il padre della biodinamica. È un metodo che mostra in maniera visiva l’armonia e la genuinità del prodotto: nel nostro caso, l’immagine di Opale rivela una struttura equilibrata e limpida, che riflette la purezza della birra”.

La qualità, però, comincia dagli ingredienti. Primo fra tutti, l’acqua. Il birrificio utilizza quella dell’acquedotto di Schievening, caratterizzata da una durezza molto bassa. Viene sottoposta a microfiltrazione, ultrafiltrazione e a un passaggio su carbone attivo per eliminare ogni residuo, incluso il cloro, e renderla perfetta per la produzione brassicola. “Siamo molto attenti anche ai consumi – sottolinea Zilli –. Oggi riusciamo a produrre un litro di birra utilizzando solo 4,5-5 litri di acqua, un risultato eccellente per il settore”.

Accanto alla ricerca sulla sostenibilità, il birrificio ha puntato anche sull’evoluzione delle ricette, seguendo le nuove esigenze del mercato, sempre più orientato a birre leggere e a basso tenore alcolico. Tra le proposte, una birra da 3,2°, una ambrata da 4,5°, l’Opale da 5,5° e la Curmi da 5,8°. Tutte disponibili anche nel formato da mezzo litro, pensato per un consumo consapevole e moderato: “Un mezzo litro in due, magari a pranzo con un panino – aggiunge Zilli – permette di gustarsi una buona birra senza eccedere e senza compromettere la sicurezza alla guida”.

Ma forse l’innovazione più sorprendente riguarda l’accessibilità. 32 Via dei Birrai è stato il primo birrificio al mondo a incidere il codice Braille direttamente sul vetro delle proprie bottiglie. Un traguardo raggiunto grazie alla collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e con la vetreria che ha sviluppato lo stampo. “Normalmente il Braille si trova solo sulle etichette – racconta Zilli –. Noi volevamo fare di più: oggi, passando un dito sulla bottiglia, una persona cieca può leggere “birra 32”. È un dettaglio, ma rappresenta la nostra idea di innovazione: offrire sempre qualcosa di nuovo, utile e fuori dal comune”.

(Autore: Dplay)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
(Articolo, foto e video di proprietà Dplay Srl)
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