Emergono dei contributi interessanti dall’indagine del 2019 sulla problematica della mortalità della fauna selvatica da infrastrutture lineari nella Riserva Alpina numero 18 di Pederobba.
A commissionare l’indagine è stata l’Associazione Nazionale Libera Caccia-Regione del Veneto, sezione di Treviso e circolo comunale di Pederobba in collaborazione con la Riserva Alpina numero18 di Pederobba.
Esecutore dell’indagine il dottore naturalista Giovanni Morao mentre lo studio ha riguardato la raccolta dei dati storici dei casi di mortalità da infrastrutture avvenuti nell’area della Riserva Alpina, la creazione di un database, la raccolta dati in opera dei casi di investimenti stradali di fauna selvatica, l’individuazione dei tratti stradali maggiormente interessati dalla problematica e l’individuazione delle possibili soluzioni da mettere in pratica per ridurre il problema.
I dati relativi agli annegamenti nel Canale Brentella sono stati ricavati esclusivamente dall’archivio della Provincia di Treviso e riguardano solo gli ungulati: per questo non si hanno dati di altre specie e quindi non si possono fare altre valutazioni.
La morte dell’animale avviene per annegamento, e perciò recuperato già morto, o per affaticamento e stress dopo il recupero, dove la morte avviene appena estratto dal canale.
I casi di annegamento ricoprono l’11% del totale dei casi di rinvenimento di animali morti a causa delle infrastrutture lineari.
Anche in questo caso, per 7 casi su 10 è stato possibile risalire al luogo preciso del ritrovamento: l’80% degli annegamenti riguarda il cervo reale, con un solo caso di capriolo nel 2017 ed uno di camoscio nel 2012.
Il numero totale annuo degli individui dal 2012 si attesta su una media di 1,2, da 1 a 2 individui all’anno: nove su dieci si tratta di animali adulti, unico caso giovane il capriolo, e per il 77.7% di maschi.
Due sono i momenti di maggior accadimento: la stagione primaverile da aprile a giugno e nei mesi di settembre e novembre.
“Il Canale Brentella – si legge nell’indagine – si frappone tra ambienti molto importanti della riserva, andando a costituire una barriera per lo spostamento della fauna da e verso questo luogo. Il canale, infatti, si è visto che contribuisce in modo importante ai decessi di ungulati presenti del territorio di studio. Non si hanno dati per tutti gli altri gruppi della fauna. Gli interventi che si propongono sono gli ecodotti, da realizzare nel tratto a nord del punto di convogliamento sotterraneo, dove avviene il 50% degli annegamenti della riserva, e anche nel tratto a sud della centrale”.
“In questo secondo tratto, in fase di progettazione per la realizzazione dell’opera, è necessario approfondire le ricerche per individuare i tratti precisi di accesso degli animali al canale – si legge ancora nell’indagine – Come seconda metodologia, meno efficace per tutta la fauna, è la realizzazione di fune di salvataggio e rampa di risalita. Tale misura, già realizzata nel Comune di Nervesa della Battaglia dal Consorzio di Bonifica Piave, si è dimostrata efficace per gli ungulati, e di basso costo di realizzazione. La diversa conformazione del canale nel suo percorso ne delinea strategie di realizzazione diverse”.
Questo problema, come quello dei sinistri provocati da animali selvatici, rappresenta una criticità rispetto alla quale il lavoro della Riserva Alpina numero 18 di Pederobba risulta essere molto prezioso.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per concessione di un lettore).
#Qdpnews.it