Alla Longon di Pederobba, così come in molte altre aziende del trevigiano, lavorano risorse provenienti da molteplici culture, lingue, religioni e abitudini: in questo caso sono otto, Italia, Bangladesh, Cina, Marocco, Romania, Senegal, Macedonia, Repubblica Dominicana. È così dal 1993, da quando la famiglia Longon iniziò la propria attività nella lavorazione e pulimentatura di accessori e occhialeria.
Per i titolari, Fabio e Alberto Longon, la gestione delle diversità interne all’azienda, che conta una cinquantina dipendenti, è sempre stato un tema importante, tanto da voler attivare un articolato progetto per imparare ad ascoltare e gestire le varie problematiche che nascevano dall’incontro di diverse culture.
Il progetto, introdotto da Confartigianato Imprese Asolo Montebelluna, nasceva per portare in questo stabilimento un graduale miglioramento del clima aziendale, tenendo conto del benessere dei collaboratori e scongiurando episodi di incompatibilità culturale.
Il rischio, specie per le aziende più grandi e organizzate, può essere quella di una ghettizzazione dei dipartimenti, fenomeno capace di creare enormi difficoltà di inserimento di nuove risorse non appartenenti alla cultura o alla religione prevalente. Chiediamo alla responsabile del progetto, Jessica, di farci un esempio di quest’attenzione, in uno degli step del progetto, a fronte del quale l’azienda ha investito tempo e risorse economiche.
“Una delle nazionalità prevalenti, con 12 collaboratori, è quella marocchina: ci è stata fatta una richiesta di rimanere a casa una decina di giorni per una festività per loro molto importante, che avrebbero festeggiato in famiglia – ha spiegato la responsabile. – L’azienda ha compiuto uno sforzo notevole per riorganizzare l’operatività in quei giorni, però avendo accolto la loro richiesta, li ha resi felici e li ha fatti sentire accettati”.
Come avete introdotto il progetto ai collaboratori?
Inizialmente eravamo un po’ titubanti, ci sembrava una cosa difficile da applicare nel concreto, ma poi ci siamo detti: perché non tentare? Ci siamo affidati alla consulenza di alcuni mediatori culturali di lingua araba e francese e, nel primo semestre del 2022, abbiamo iniziato a fare assieme a loro dei colloqui individuali con tutti i collaboratori e con i titolari.
E in quell’occasione di confronto cosa vi hanno detto i collaboratori?
Sono state riportate senza timidezza gran parte delle loro esigenze, dalle quali poi siamo partiti per dedicarci alla stesura di una Carta dei valori, da tutti pensata, condivisa e sottoscritta, poi appesa in bacheca in azienda, in modo che fosse alla portata di tutti. Ogni volta che viene assunto un nuovo dipendente dobbiamo spiegargli di questo progetto e condividere con lui queste regole.
I risultati si vedono già?
“Si tratta di un investimento a lungo termine, anche se sì, ci sono già stati dei piccoli cambiamenti interni: nell’organigramma della Longon si è inserita una nuova figura che fa da intermediario tra i titolari e le risorse, sciogliendo quella difficoltà di dialogo tra queste due figure. Abbiamo anche notato un maggiore dialogo tra i dipendenti e stiamo cercando di coinvolgerli sempre di più: sulle bacheche aziendali inseriamo gli annunci in diverse lingue. Prima, utilizzando solo l’italiano, capitava di incorrere in qualche fraintendimento.
Come proseguirà il progetto?
Stiamo per organizzare delle giornate di team building, ma la cosa più importante è che giorno dopo giorno stiamo cercando di spiegare loro che l’impegno, la responsabilità, la passione vengono premiati a prescindere dalla loro nazionalità. Affinché funzioni questo progetto, è necessario che questo messaggio sia “contagioso”, ovvero che i comportamenti positivi si trasmettano quotidianamente da risorsa a risorsa.
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