Dall’Arena di Verona a Pederobba, la “seconda vita” del soprano Anna De Faveri: “La musica è stata la mia ancora di salvezza, la mia terapia”

Da poche settimane è iniziato un nuovo capitolo della vita del soprano Anna De Faveri che, dopo 33 anni nella Fondazione Arena di Verona, è tornata ad abitare nella sua terra di origine: Pederobba.

De Faveri, originaria di Covolo e ora residente a Onigo, ha lavorato nel Coro dell’Arena di Verona e nel Teatro Filarmonico della Città Scaligera, maturando esperienze significative in Italia e all’estero.

In più di 30 anni di carriera ha conosciuto i più grandi direttori d’orchestra del mondo, da Riccardo Muti all’israeliano Daniel Oren, e personalità del calibro di Andrea Bocelli, Plácido Domingo, Katia Ricciarelli, Josè Carreras e molti altri nomi importanti. 

Tra gli incontri più emozionanti c’è sicuramente quello con Papa Benedetto XVI al 4° Convegno Ecclesiale Nazionale del 2006 a Verona, anche se ogni appuntamento, perfino quello apparentemente meno blasonato, costituisce un ricordo prezioso da custodire per questa professionista che ha amato e ama ancora molto il suo lavoro.

“A 60 anni ormai ero la più ‘anziana’ del Coro Stabile – commenta il soprano De Faveri – Per questo ho preso la grande decisione di dimettermi, dando una svolta alla mia vita. Ho amato molto quello che ho fatto in questi 33 anni nei quali ho lavorato con i più grandi direttori d’orchestra del mondo. Tanto impegno e studio continuo e pressante hanno caratterizzato le mie giornate ma ne è valsa la pena”.

“Nonostante vivessi a Verona – continua -, ho sempre mantenuto i contatti con Pederobba e da qualche settimana sono tornata qui. Nel giro di poco tempo è arrivata la proposta di cantare ‘La Marsigliese’ in occasione della visita dell’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset, nella cerimonia del 4 Novembre a Pederobba. È stata una grande emozione e ora, in questo nuovo capitolo della mia vita, vorrei coltivare con calma la mia passione perché ho bisogno di momenti di recupero più lunghi rispetto al passato”.

De Faveri non ha nascosto le difficoltà, sue e di tutti i professionisti che lavorano nel suo settore, affrontate durante il periodo più critico della pandemia.

“Siamo stati i primi a chiudere i battenti e gli ultimi a ripartire – racconta -, è stato veramente un periodo difficile. In ogni caso non ho mai perso il coraggio e la determinazione: la musica è stata la mia ancora di salvezza, la mia terapia. Quando cantavo non pensavo più a niente e posso dire che in alcuni momenti della mia vita senza la musica mi sarei ammalata. È stata una fedele compagna di viaggio. Ora vorrei vivere questa mia passione in un altro modo, valorizzando anche l’aspetto spirituale perché sono molto religiosa”.

“Il 4 Novembre a Pederobba è stato bellissimo – prosegue – Non credevo che fosse un evento di un livello così alto, anche se io mi emoziono pure quando canto un Ave Maria in chiesa. Ogni volta per me è come ricominciare e la musica è una scoperta continua. Come sempre ci ho messo il cuore e spero che questo sia passato. Nella mia carriera ho sentito cantanti bravissimi che non sono stati capaci di trasmettermi nulla. C’era chi invece ha steccato ma, riuscendo a trasmettere delle emozioni con il cuore e con l’animo, è risultato molto più efficace”.

“Ho sempre continuato a studiare e cantare quotidianamente per ore quello che mi veniva chiesto – aggiunge – Ora sarà uno studio diverso, nel quale potrò scegliere personalmente gli obbiettivi. Se dovessi dare un consiglio ad un giovane che si avvicina al mondo dell’Opera Lirica, gli direi di coltivare la sua passione ma di non vivere solo di questo perché è molto difficile. Negli anni del Covid ho visto una realtà veramente critica, un po’ perché in Italia si tendono a privilegiare altri settori, penso allo sport, mentre alla musica non viene data l’importanza che meriterebbe per la formazione delle persone”.

“A volte – conclude – viene meno la partecipazione del pubblico e questo fa male anche se in inverno gli abbonati vengono sempre per l’Opera. Non vedo un futuro semplice ma mi auguro che possa crescere la considerazione per il ruolo che riveste la musica nella nostra vita. Ritengo che la stessa formi i caratteri delle persone e aiuti anche a ‘prevenire certe forme di violenza’. Sono tornata a Pederobba perché questo territorio è splendido e nel tempo ho portato alcuni maestri d’orchestra a conoscerlo e apprezzarlo da vicino. A me piacciono le mie camminate solitarie in queste zone e mi do del tempo per vedere se riuscirò a riambientarmi”.

Anche la città di Verona è rimasta nel cuore del soprano De Faveri e rimarrà per sempre la sua seconda casa.

(Foto: per concessione del soprano Anna De Faveri).
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