I visoni: la cruda verità che lega questo mammifero al nostro territorio e l’impegno di Silvia per salvare gli animali “che nessuno vuole”

Tutti ne hanno sentito parlare ma l’argomento rimane controverso: che rapporto c’è tra i visoni e il nostro territorio? La risposta la dà Silvia, una giovane pederobbese che ha molto a cuore questa specie e il suo futuro: “Non si può negare, il visone è una specie alloctona molto pericolosa per uccelli e anfibi delle nostre zone. Purtroppo è stato commesso lo stesso errore che a suo tempo si fece con le nutrie, che ricordiamo essere uno dei 100 mammiferi di specie aliene più invasivi al mondo: sono stati liberati in natura con la chiusura degli allevamenti intensivi. Ora gli scompensi sono notevoli e la colpa viene data ancora una volta ai visoni, che invece sono sempre stati in balia delle decisioni dell’uomo”.

Silvia da tempo si impegna per la salvaguardia di questi animali, portati in Italia da un centinaio d’anni per ricavarne pellicce, perché “dopo la chiusura degli ultimi allevamenti nelle vicinanze non sono stati gestiti nel migliore dei modi ma soppressi o liberati in natura”.

Al momento ce n’è ancora qualche migliaio da gestire, ed essendo molto difficile prendersene cura va spesso a finire che vengano uccisi o rilasciati, con pesanti conseguenze per la fauna locale: Silvia, che essendo abituata a questi animali ne sta accudendo alcuni, lo sa bene e cerca di rispettare al massimo la loro natura, notoriamente schiva e molto selvatica.

Il suo obiettivo è far capire a chi vi si approccia per la prima volta che non si tratta di ordinari animali domestici e che anzi di domestico hanno ben poco: “Non amano il contatto fisico, sono estremamente competitivi e solitari, non è facile addomesticarli e con alcuni esemplari non ce la si farà mai. Sono intelligenti, furbi, velocissimi, escapologi: hanno bisogno di grandi spazi aperti e di acqua, ma se si tengono in casa o in luoghi non perfettamente chiusi riescono a sfuggire, è nel loro istinto, non riescono proprio ad adattarsi”.

Il suggerimento di Silvia è di prendere tutte le precauzioni necessarie e non abbattersi: se si vuole accudire un visone bisogna sapere che si tratta di un animale ormai snaturato dalla cattività e perciò sono necessarie dosi extra di pazienza. Come in ogni allevamento intensivo infatti anche i visoni vengono allevati a migliaia in file di piccole gabbie di metallo: sono larghe 36 cm, profonde 70 e alte 45, il tutto a norma di legge.

Se in natura però i visoni vivono in foreste e coprono in un giorno anche fino a 20 chilometri, negli allevamenti passano l’intera vita in gabbia. Per questo motivo Silvia spiega che i visoni dell’immaginario collettivo non rispecchiano gli esemplari selvatici: “Quelli selezionati per l’allevamento di pelliccia hanno una genetica debole, sono messi all’ingrasso per aumentare la superficie di pelo, oppure vengono sottoposti a rigide temperature per infoltire la pelliccia, molti non arrivano ai 5 anni di età e anche il loro colore viene genericamente modificato per soddisfare la richiesta del mercato. Questo comporta un precoce collasso degli organi”.

In realtà in natura i visoni sono agili, grandi nuotatori, di colore marrone scuro ed estremamente snelli, non toccano di certo i 7-8 kg che raggiungono in gabbia: i maschi pesano a volte nemmeno 2 kg.

Silvia vuole sensibilizzare la cittadinanza su questo tema: è bene sapere che non basta farsi intenerire dal loro aspetto, sono animali complessi da accudire, come dimostra la sua esperienza: “Ho avuto un visone ingestibile che non riuscivo neanche a nutrire perché mi attaccava, ma ho imparato moltissimo e spero che in molti riescano a prendere coscienza di questo per poter dare a questi animali che escono dagli allevamenti una seconda possibilità per il tempo che gli resta, dato che fisicamente sono già compromessi e purtroppo non vivranno a lungo nemmeno nelle migliori condizioni possibili”.

Il rischio infatti è proprio che alcuni proprietari che inizialmente cercano di salvare gli animali dall’abbattimento tenendoli in casa si scoraggino e li liberino nei nostri territori.

Piuttosto è importante sapere che esistono associazioni che vi si dedicano oppure persone come Silvia, che sono sempre disponibili a dare consigli costruttivi e condividere la propria esperienza. Silvia in realtà è impegnata in numerose attività per salvare gli animali “che nessuno vuole”, con degli handicap o delle criticità di salute, che riguardano sia animali comuni sia rari o esotici: il suo obiettivo è di aprire un santuario per poterli accudire e fornire loro tutte le cure che necessitano, affidandosi a veterinari di fiducia.

La strada è ancora lunga ma divulgare le informazioni necessarie per accudire al meglio gli animali che abbiamo con noi, soprattutto quelli poco comuni e che non hanno colpa delle azioni dell’uomo, è un piccolo passo per raggiungere la meta.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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