“Canova e il Veneto”: un legame viscerale, quasi “materno”, quello tra il grande scultore e la sua terra. Al centro giovedì scorso di una partecipata serata promossa da Comune di Pederobba e Museo Gypsotheca di Possagno (paese natìo di Canova), che si è tenuta nella sala consiglio del Municipio di Onigo.
Protagonista della lezione, basata sui contenuti del suo libro “Canova a parole sue”, il professor Giancarlo Cunial.

“Nei drammatici giorni del maggio 1797, quando le truppe francesi stavano per colpire al cuore la Serenissima, lo scultore era a Roma e non sapeva cosa fare per salvare la sua terra dall’invasione – ha illustrato il relatore a una platea numerosa e attenta -. Scriveva al suo coetaneo Giuseppe Falier: ‘Sarei contento di perdere volentieri qualunque cosa anzi la vita istessa, purché potessi in siffatto modo giovare alla mia adorabile patria veneta che così la chiamerò finché mi resterà ombra di respiro'”.
Una testimonianza d’amore sincero, patriottico, quella del grande scultore per il “suo” Veneto. Non a caso, ha ricordato ancora Cunial, “per tutta la vita, il grande Canova, romano di adozione, conteso da Napoleone, Caterina di Russia e Giorgio IV, si firmava ‘Canova Veneto‘”.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Comune di Pederobba)
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