“Ho riapprezzato la vita”, il racconto di “MarKone” Stocco durante il lockdown nella struttura riabilitativa di Pederobba

Aveva tutta la vita davanti, una giovinezza nella quale si cullano i sogni come ogni ragazzo della sua età. Ma quel “maledetto” palo, come lo definisce Marco, gli ha tolto ogni speranza.

Aveva soltanto sedici anni Marco Stocco (nella foto con la responsabile del Centro, Chiara Acampora) quando rimase vittima di un grave incidente stradale, andando a sbattere violentemente contro un palo della luce che lo ha reso invalido al 100%.

Marco, 42 enne di Castelfranco Veneto, chiamato “MarKone” per via della propria stazza è ospite da tre anni del Centro Diurno “Liberi di Essere” a Pederobba, gestito dall’Ente delle Opere Pie d’Onigo.

La struttura di Pederobba è un centro riabilitativo che accoglie persone con cerebrolesione acquisita, che persegue obiettivi riabilitativi motori, logopedici, neuropsicologici e di riabilitazione comportamentale.

Dopo tante difficoltà  sono ritornato a vivere ad a riapprezzare la vita” – confessa Marco –, tornato a casa dai suoi genitori per la chiusura del Centro a seguito del Coronavirus. E dalla sua convivenza “forzata” come l’ha definita, ha riscoperto se stesso.

E lo spiega attraverso una sua personale autobiografia da “virus” scaturita nel periodo trascorso in casa con i genitori, rendendo partecipe in questa sua improvvisata esperienza i responsabili del Centro.

“Un periodo che personalmente è stato utile per riscoprire me stesso, e del sapere stare in famiglia – afferma – Ho riassaporato il rapporto con i miei genitori e con le piccole ma importanti cose alle quali non ero più abituato. La convivenza forzata, dopo un po’ di tempo porta alla stanchezza e a chiudersi in se stessi, anche se a me, non è capitato, perché ho saputo “costruirmi” le giornate”.

“Riempivo le giornate affidandomi al computer, per eseguire gli esercizi per stimolare la velocità, la memoria e la capacità di cercare soluzioni alternative – continua – Ho letto molto, la bellezza di tre libri e io che ci vedo soltanto da un occhio è stata un’impresa. Ovviamente attraverso i social network mi tenevo costantemente aggiornato sull’evolversi della pandemia. In quei lunghi giorni ho avuto qualche problema fisico, una crisi di cefalea che non mi perseguitava da tre anni, ma poi tutto è passato”.

Un pensiero lo rivolge ai tanti lavoratori che hanno perso il lavoro, a causa dei disagi creati dal lockdown e non ultimo alla chiusura del centro “Liberi di Essere” e ai responsabili della struttura sanitaria di Pederobba. Ha voluto inviare un grande “grazie” per il supporto a vari livelli fornito in questo lungo periodo di assenza, in attesa di ritornarci al più presto, in quella che rimane la sua seconda famiglia.

(Fonte: Giovanni Negro © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione della dottoressa Chiara Acampora).
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