Panifici aperti, pasticcerie chiuse: “Botter” e le pasticcerie della zona chiedono parità a Regione, Prefetto e sindaci

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Il periodo pasquale sarebbe, secondo i titolari della celebre pasticceria Botter, che ha sede a Covolo di Pederobba e a Caerano San Marco, uno dei periodi dell’anno in cui questo settore lavora di più: colombe, uova di Pasqua, crostoli e altri dolciumi quest’anno sono però rimasti invenduti da queste realtà della zona che, per rispetto ai decreti vigenti, hanno tenuto abbassate le saracinesche.

Tra i codici Ateco tollerati che la Regione ha scelto di mantenere attivi, infatti, questa categoria non c’è: al contempo però, sulle tavole dei trevigiani i dolciumi non mancano, perché i panifici vendono anche brioches, colombe, biscotti, focacce, torte, cioccolateria e, in alcuni casi, persino pasticcini.

L’ironia starebbe anche nel fatto che, come testimonia Francesco Ornella, della “Dolceria da Amelia” di Volpago del Montello, alcune pasticcerie abbiano negli anni mantenuto un codice Ateco (il 10.71) che garantisce loro, pur svolgendo le stesse attività, una cifra attribuibile a un panificio.

Un tempo le due attività non erano così marcatamente differenziate a livello burocratico e questo garantirebbe, secondo il decreto, la possibilità per queste ultime di riaprire liberamente.

La disparità con chi invece viene riconosciuto agli atti con il codice 56.10.3, di recente attribuzione, sarebbe così, secondo Ornella, del tutto palese e contestabile.

La Botter, con i titolari Moreno e Moira (nel video), ereditieri della storica realtà che è diventata col tempo un punto d’incontro per coloro che vivono e si spostano nella zona, non poteva che essere la capofila di un gruppo formato da una serie di attività che nei giorni scorsi hanno redatto una lettera da destinarsi alla Regione, con primo destinatario il governatore Luca Zaia, seguito dal prefetto Maria Rosaria Laganà, dal sindaco di Pederobba, Marco Turato, e dal sindaco di Caerano, Gianni Precoma.

Nella lettera, le pasticcerie chiedono in coro di essere rivalutate, in quanto capaci di fornire al pubblico la stessa sicurezza di cui si sono dotati i panifici, i supermercati e gli altri negozi di carattere alimentare che sono rimasti aperti in questo periodo.

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Premettono, per esempio, i Botter, che in caso di riapertura attrezzeranno il locale transennando la parte relativa al bar, disponendo mascherine, guanti e prodotti di disinfezione e assicurando che i clienti potranno entrare uno alla volta, senza rischi di affollamento.

Un movimento che nasce in tutt’Italia e che le pasticcerie non affrontano da sole: al loro fianco, molti enti e clienti hanno dichiarato di ritenere ragionevole la richiesta.

Il sindaco Marco Turato, per esempio, dichiara: “Sono pienamente solidale con la categoria dei pasticceri, non capisco perché in un momento di difficoltà economiche per tutte le categorie, i panifici possono vendere i medesimi prodotti che le pasticcerie producono non possono essere venduti dagli stessi”.

Da Caerano, dove oltretutto la pasticceria Botter affianca un altro panificio aperto, giunge il commento di Gianni Precoma, che dichiara di non voler né penalizzare né favorire alcuna categoria: “La prima cosa che ora deve contare è la salute pubblica delle persone. Trovo difficile che ci possa essere un’ordinanza a tal proposito, perché l’ordinanza va verso una maggiore restrizione e non il contrario”. Il sindaco si ritiene tuttavia aperto al dialogo sulla questione, anche con gli altri amministratori.

Tra le alternative, il delivery, per i pasticceri trevigiani, non sembrerebbe rappresentare una soluzione definitiva: le temperature esterne in questa primavera avanzata rendono difficile la conservazione dei prodotti finiti durante la consegna e i costi di spedizione tendono a ridurre di molto i margini sulla materia prima, anch’essa soggetta a scadenza.

 

(Fonte: Luca Vecellio © Qdpnews.it).
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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