È partito il 1° dicembre l’Ospedale di Comunità negli spazi del Centro Servizi delle Opere Pie d’Onigo a Pederobba.
L’ex ospedale pedemontano torna così ad avere un reparto sanitario di 30 posti letto, coordinato dal dottor Elzo Severin.
Come sottolineato dalla direzione della struttura, si tratta di un obiettivo ottenuto grazie all’impegno di tutta l’equipe delle Opere Pie, che ha lavorato alacremente con i responsabili dell’Ulss 2 (dottor Tasso e dottor Lombardo), dell’Azienda Zero e della Regione Veneto per raggiungere l’accreditamento e l’autorizzazione all’esercizio.
Quella di Pederobba sarebbe la prima realtà extra ospedaliera di “Ospedale di Comunità” nella Marca Trevigiana, se si esclude quello ricavato all’interno dell’ospedale di Treviso.
“Per Ospedale di Comunità – spiegano dalle Opere Pie d’Onigo – si intende una struttura di ricovero intermedia, inserita nella rete dei servizi dell’assistenza territoriale rivolta a malati affetti da patologie croniche che periodicamente necessitano di controlli o terapie particolari e che non possono essere efficacemente seguiti a domicilio; a persone che, a seguito di malattie acute o evolutive, necessitano di terapie difficilmente erogabili a domicilio; a malati che abbisognano temporaneamente di cure palliative e che non possono essere adeguatamente seguiti a domicilio”.
“Si caratterizza per un ricovero di breve durata (indicativamente di 30 giorni), senza alcuna compartecipazione alla spesa da parte dell’assistito – continuano – L’accesso potrà avvenire dal domicilio o dalle strutture residenziali su proposta dei reparti ospedalieri o direttamente dal pronto soccorso. Dopo uno o due mesi di permanenza riabilitativa i pazienti vengono dimessi, o entrando nelle strutture stesse convenzionate o ritornando a casa”.
L’obiettivo, infatti, è quello di garantire un’assistenza di elevato livello tecnico-professionale, da erogarsi in condizioni di efficacia, di efficienza, di equità e pari accessibilità a tutti i cittadini che ne abbisognano.
Si tratta di strutture caratterizzate dalla temporaneità della permanenza ovvero in grado di accogliere i pazienti per i quali non sia prefigurabile un percorso di assistenza domiciliare e risulti improprio il ricorso all’ospedalizzazione o all’istituzionalizzazione.
“Credo sia un servizio importante per il territorio – commenta il presidente dell’Ipab Opere Pie, Agostino Vendramin – arrivato proprio in un momento critico per l’intensificarsi dei ricoveri dovuti alla pandemia. Una boccata d’ossigeno che permette ai reparti ospedalieri di avere più posti liberi per altri pazienti”.
(Foto: Opere Pie d’Onigo).
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