Sono sempre più frequenti gli avvistamenti del lupo nel territorio del Comune di Pederobba e nei paesi che popolano l’area della Pedemontana.
In questi casi le reazioni delle popolazioni locali sono contrastanti: c’è chi è affascinato da questo animale e pensa che la sua presenza, quando si parla di pochi esemplari, non sia un problema e chi è preoccupato, considerando l’eventuale pericolo per gli animali degli allevamenti o dei pascoli.
“Ho già avuto testimonianze della presenza del lupo nel nostro Comune – afferma il sindaco Marco Turato -, anche in zone più vicine ai centri abitati rispetto al Monfenera. Questo preoccupa me e l’intera comunità, spero che le autorità preposte si rendano conto della situazione anche attraverso le nostre segnalazioni”.
Un episodio analogo era avvenuto in questi giorni anche nel Comune di Cavaso del Tomba, dove le carcasse di quattro pecore nane (inseguite e azzannate all’interno dello spazioso recinto) sono state ritrovate in un oliveto nella zona a sud-ovest di San Giorgio, a poche decine di metri dalla zona residenziale di vicolo Riva del Maio (leggi l’articolo).
Per comprendere meglio il fenomeno, Qdpnews.it ha interpellato il pederobbese Fabio Dartora, tecnico faunista esperto in monitoraggio della fauna selvatica, che da tempo studia il comportamento del lupo.
“Negli ultimi anni si assiste a un cambiamento della presenza della fauna locale – spiega Dartora – La presenza di ungulati selvatici è sempre più evidente: caprioli, cinghiali e cervi, che siamo soliti pensare popolino soltanto le montagne, fanno la loro comparsa sempre più frequente nelle zone pedemontane e anche in pianura. Sono di fatto animali non propriamente montani ma hanno come limite di occupazione fattori legati alla presenza umana”.
L’esperto in monitoraggio della fauna selvatica sottolinea che questi animali oggi trovano un habitat idoneo anche nelle aree boscate pedemontane, collinari e di pianura: in particolare i fiumi rappresentano dei corridoi naturali che collegano la montagna alla pianura e gli animali selvatici usano questo corridoio per spostarsi alla ricerca di nuove zone da occupare.
“Gli ungulati sono le prede dei lupi – continua – che seguono le loro dinamiche popolando a loro volta da prima le montagne e ora sempre di più anche il fondovalle, seguendo le prede e utilizzando i fiumi, in questo caso il fiume Piave. Proprio in questi anni non aumentano solo gli incontri con caprioli, cervi e cinghiali ma anche con i lupi che, nella loro ricolonizzazione, sempre più frequentemente si ritrovano a dover attraversare strade, ferrovie e centri abitati”.
“In questo contesto a mosaico – prosegue – dove i paesi vedono le loro frazioni intervallate da campi, siepi e boschi, come nel caso di Pederobba con le frazioni di Curogna, Onigo, Levada e Covolo, ma anche nel caso di Cavaso del Tomba, Possagno e Monfumo, sarà sempre più probabile osservare la presenza fugace di lupi, che trovano molti ungulati come prede naturali (caprioli e i sempre più abbondanti cinghiali). La presenza del lupo nel contesto pedemontano può causare disagi ai piccoli allevamenti zootecnici che, fino ad oggi, siamo stati abituati a gestire senza tener conto della presenza dei predatori”.
Dartora ha evidenziato che sono ancora molti i cittadini che tengono nei loro terreni piccoli numeri di animali d’affezione, qualche pecora o capra ma anche asini e manze.
Per questo non mancheranno le predazioni dei lupi anche nei confronti degli ungulati domestici: per continuare a tenere in sicurezza questi animali Dartora ritiene che sia necessario adeguare le recinzioni per non subire l’incursione del lupo che vede negli ungulati domestici una facile risorsa alimentare.
“Benché non ci sia ad oggi motivo di temere il lupo per l’incolumità delle persone – conclude -, teniamo monitorato questo fenomeno di ricolonizzazione naturare per poter intervenire in caso di bisogno. Questo si potrà fare anche grazie ai progetti portati avanti dalla Regione Veneto, in stretta collaborazione con università e professionisti specializzati nel monitoraggio faunistico, che operano nel territorio con un approccio tecnico e gestionale, sperimentando tecniche innovative come la radiotelemetria satellitare dotando alcuni esemplari di radiocollare satellitare, studiandone i comportamenti e sperimentando nuove tecniche per la gestione dei conflitti”.
(Foto: per concessione di Fabio Dartora).
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