Non si è fatto attendere il chiarimento di Manuel Tessaro, presidente dell’associazione cinofila “Al Molinetto”, realtà che gestisce il campo addestramento e allenamento cani situato in golena del fiume Piave nel territorio dei Comuni di Pederobba e Valdobbiadene, dopo la recente mozione congiunta dei consiglieri comunali pederobbesi di maggioranza e minoranza (qui l’articolo).
I consiglieri comunali di Pederobba avevano espresso la loro contrarietà alla collocazione del campo di addestramento cani non lontano da importanti siti naturalistici, auspicandone lo spostamento in zona più idonea.
“Preciso subito che l’area della Garzaia non è compresa nel campo addestramento – sottolinea Tessaro – e quindi nella stessa non viene svolta alcuna attività da parte degli associati. Esiste poi una buffer zone che separa la Garzaia dal campo. Non viene arrecato nessun disturbo dai nostri cani agli uccelli che popolano la Garzaia, anche perché si tratta di specie che nidificano sugli alberi e non al suolo. Le aree protette alle quali si riferisce la Corte Costituzionale non sono le Zps (Zone di protezione speciale) e i Sic (Sito di interesse comunitario)”.
Il presidente dell’associazione cinofila “Al Molinetto” ha spiegato che la sentenza 74/2017 della Corte Costituzionale ha bocciato la legge della Regione Abruzzo perché “il legislatore regionale aveva previsto l’attività cinofila nei parchi nazionali e regionali e nelle riserve naturali regionali, aree protette perché in esse la caccia è vietata ai sensi dell’articolo 21 della legge 157/92”.
“Nelle Zps e nei Sic, salvo alcune restrizioni temporali, la caccia è consentita e quindi è consentito pure allenare e addestrare i cani – continua Tessaro -; la porzione di campo che ricade in Zps e Sic resta chiusa nei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio, proprio per non disturbare gli animali nel periodo riproduttivo e di allevamento della prole. Il disturbo causato dai cani alla fauna è del tutto trascurabile come accertato con apposita Vinca (Valutazione di Incidenza)”.
Tessaro ha precisato che i cani che vengono addestrati nel campo sono principalmente dei segugi che seguono le tracce lasciate a terra dalla selvaggina, riuscendo a volte a scovarla.
“I segugi non hanno l’istinto venatorio di scovare e seguire gli uccelli – prosegue Tessaro -. La Vinca, redatta a suo tempo per la costituzione del campo, ha analizzato queste problematiche concludendo che il disturbo alla fauna è trascurabile. Il vero problema, che nessuno vuole affrontare, sono le pecore o meglio il pascolo abusivo delle stesse. Ho più volte, invano, evidenziato a tutte le autorità competenti che la causa principale, se non esclusiva, della distruzione dei nidi al suolo e nei cespugli e della moria di mammiferi (quali ad esempio i leprotti) è dovuta al pascolo abusivo delle greggi”.
“Com’è noto a tutti – aggiunge il presidente dell’associazione cinofila -, i pastori, nella golena del Piave, non compiono solo la transumanza ma lasciano pascolare per settimane le greggi proprio nel periodo di nidificazione degli uccelli e della nascita dei mammiferi. Conservo numerose foto che provano la distruzione di fauna e flora compiute dalle pecore. Corvidi, gabbiani e cinghiali concorrono a completare l’opera. Alla distruzione causata dal pascolo abusivo, si aggiunga l’attività predatoria di uova, nidiacei e piccoli mammiferi compiuta da cornacchie, gazze, ghiandaie, gabbiani e cinghiali, tutte specie in costante aumento nel territorio del campo”.
“Ritengo che i cani degli associati che rappresento non siano il vero problema dell’area demaniale in questione – conclude -, per cui confido che il campo venga riconfermato ove attualmente si trova in quanto le valutazioni a suo tempo effettuate dall’amministrazione provinciale di Treviso non sono cambiate”.
(Foto: per concessione di Manuel Tessaro).
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