“Qui puoi diventare preda!”. I pericoli della Namibia condizionano la missione del faunista Dartora

Fabio Dartora vola a Namibia

Dopo la Mongolia e il Guatemala, il pederobbese Fabio Dartora, tecnico faunista e presidente della Wildlife Initiative Italia Ets, è volato in Namibia

Dopo le steppe della Mongolia con il gatto di Pallas, il deserto del Gobi con il leopardo delle nevi e l’orso del Gobi, le foreste nebulose del Guatemala con il Margay e il Jaguarundi, il progetto di ricerca e conservazione di Wildlife Initiative lo ha portato in Africa

Dartora lavora a stretto contatto con il fondatore della WLI International, Claudio Augugliaro

L’area di studio comprende la Klip Valley, una zona lontana dal turismo di massa dove fa da base il Grootberg Lodge. 

In questa area di studio di circa 600 chilometri quadrati, i ricercatori di Wildlife Initiative hanno posizionato 40 fototrappole a infrarossi con un disegno di campionamento sistematico, un metodo non invasivo per studiare le comunità di mammiferi presenti nell’area. 

Le fototrappole sveleranno i loro ritmi di attività e la sovrapposizione tra le varie specie, dati utili per determinare lo stato di conservazione. 

La sfida di Wildlife consiste anche nella gestione dei conflitti, lavorando a stretto contatto con la comunità locale, dove la pastorizia si scontra con la presenza dei carnivori come leoni, leopardi e iene. 

“Non è facile monitorare queste zone remote dell’Africa – sottolinea il tecnico faunista di Pederobba -, il lavoro di campo deve fare i conti con animali potenzialmente pericolosi. In questo territorio dominato dal busch, zona arida con boscaglia rada, scendere dalla jeep per posizionare una fototrappola non è banale, la presenza di leoni ed elefantiridimensiona la percezione umana. Qui puoi diventare preda, non sei più tu il predatore dominante, una sensazione che mi è piaciuta molto, perché ci riporta al nostro posto e ci fa sentire più piccoli di quello che crediamo di essere”. 

Dartora ha spiegato che per posizionare una fototrappola nella boscaglia si deve stare attenti non solo ai leoni, ma anche a serpenti come il velenosissimo Mamba nero, a scorpioni ragni

“Qui – prosegue – ho avuto la fortuna di imparare la lettura del territorio attraverso le tracce e i segni di presenza degli animali lavorando con i migliori trackers e conoscere ricercatori di alto livello che lavorano da anni su specie rarissime come il ghepardo. Ho avuto momenti di confronto e di formazione sulla gestione del bestiame domestico con i cani da guardiania per gestire il conflitto tra attività zootecniche e grandi predatori”. 

“È stata un’esperienza fantastica – conclude – che ci permette di formarci sempre di più e di dare il nostro contributo alla salvaguardia di specie in declino con un approccio scientifico. La squadra di Wildlife Initiative, infatti, è composta da specialisti di vari settori, e così il lavoro di campo sfocia poi in pubblicazioni scientifiche a livello internazionale fondamentali per affrontare scelte gestionali da parte di enti pubblici”. 

(Foto: Fabio Dartora). 
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Related Posts