Toponimi Alta Marca, Pederobba: alla ricerca della pietra rossa dalla quale scaturisce un frutto prezioso

Pederobba, con i suoi 7.300 abitanti, ci accoglie in un territorio a metà fra le Prealpi Bellunesi e il bacino del Piave; un ambiente eterogeneo e suggestivo nel quale i panorami della montagna convivono con gli scorci pittoreschi della piana fluviale.

Abitata già in epoca romana, Pederobba compare nel 1152 con il nome di “Plebem de Petrarubea”, nel 1262 come “Petraroyba” e nel 1271 come “Peraroyba”.

Il toponimo, evidentemente, ha a che fare con il latino petra rubea, cioè “pietra rossa”: un tipo di calcare che abbonda sul Monfenera, propaggine del massiccio del Grappa la cui quota massima raggiunge gli 800 metri sul livello del mare.

Monfenera a sua volta deriva da mons (monte) e fenum (fieno). Era difatti un’importante risorsa per la comunità locale che, sin dall’antichità, sfruttava il monte per il pascolo del bestiame, la raccolta di legname e la captazione delle acque. Non solo: il Monfenera, anticamente, offriva riparo dalle scorribande dei predoni che attraversavano le contrade pederobbesi per raggiungere il feltrino o dilagare nella pianura.

A proposito di battaglie che hanno drammaticamente segnato la storia di Pederobba, il Sacrario francese merita sicuramente una visita: realizzato negli anni Trenta è un ossario monumentale, nel quale riposano le spoglie di un migliaio di soldati caduti in Italia durante la Grande Guerra.

Storico feudo dei conti Onigo (sull’emblema comunale spicca tuttora il loro leone rampante) il pederobbese è un luogo ameno, ricco di risorse e ambìto dal patriziato veneto per edificare splendide ville: luoghi di loisir, ma anche sede di coraggiose imprese agricole e manifatturiere.

Attratti dalle numerose peculiarità storiche, naturalistiche e gastronomiche di Pederobba, avviamoci dunque verso il Monfenera alla ricerca della mitica petra rubea.

Se non saremo in grado di scovarla pazienza, ci attende un altro tesoro: il marrone del Monfenera IGP, coltivato in loco sin dal Medioevo e giustamente considerato un’autentica prelibatezza.

(Autore: Marcello Marzani).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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