Ha compiuto cent’anni meno di una settimana fa Paolo Zanusso, residente a Pieve del Grappa: una lunga esperienza che ha festeggiato assieme alla moglie Elsa, con cui celebrerà presto, il 16 maggio, ben 70 anni di matrimonio.
Un giorno il signor Paolo la intravide uscire dalla chiesa e si innamorò perdutamente di lei, tanto da affrettarsi a chiederla in sposa e metter su famiglia. Oggi Paolo ed Elsa (che ha sei anni in meno di lui, quindi 94) vivono in totale autonomia a Crespano: oltre a due figli e una figlia, i coniugi hanno quattro nipoti, con i quali trascorrono molto tempo.
Paolo non può tuttavia dimenticare il lungo viaggio che dovette affrontare per ambire a quella felicità, a quella spensieratezza. Anche dopo un secolo non ha certamente dimenticato le fatiche della sua famiglia quando aveva 19 anni, ma anche la capacità imprenditoriale degli Zanusso: possedevano infatti un’attività diffusa in tutto il Nord Italia, che oggi sembrerebbe un ottimo esempio di sostenibilità circolare.
Consisteva nella raccolta di materiali inutilizzati nelle case e nelle attività: piccoli oggetti inutilizzati che gli Zanusso riuscivano a collocare in altri contesti. Procuravano persino i capelli alle aziende di parrucche e gli ossi di pesca per chi faceva il liquore. Iniziarono trasportando le merci a cavallo, poi acquistarono un camion. Contribuirono significativamente anche allo sminamento del Monte Grappa e del Monte Piana dopo la Prima Guerra mondiale, ottenendo uno specifico appalto.


Durante i tempi bui della Seconda Guerra mondiale, quando bandiere, leggi e frontiere confondevano la percezione del sentirsi italiani, Paolo Zanusso venne arruolato: essendosi ferito con una granata qualche anno prima, non gli misero in braccio un fucile, ma lo accomodarono su un camion.
Da Bassano, Paolo guidò fino alla Sicilia, dove le truppe italiane aspettarono non troppo convinte l’arrivo degli Alleati. Assieme a molti altri, appena fu possibile, accolse gli Alleati come liberatori. Dopo un periodo di prigionia in un campo in Algeria, Paolo divenne dipendente dell’esercito americano e guidò per un anno sotto la loro bandiera camion di zucchero tra Francia meridionale e il fronte tedesco.
Come racconta sua figlia Paola, quando tornò a casa avviò un’attività agricola legata all’allevamento di polli, attività che col tempo raggiunse dimensioni che riteneva impensabili: il testimone passò poi a suo figlio, che mantiene ancora oggi una collezione di cinque allevamenti avicoli e altri animali.
A fare gli auguri al signor Paolo, qualche giorno fa, è venuto anche il sindaco Annalisa Rampin e il vicesindaco Davide Michelon, accolti con gioia dal signor Zanusso. A loro Paolo ha raccontato anche quanto abbia amato e ami ancora la montagna: forse proprio per il fatto che quando era giovane contribuì “liberarla” dai doni della guerra. “Meglio un giorno da leoni, che cento da pecore” dice sempre Paolo Zanusso, e se questo è il suo consiglio per arrivare a cent’anni forse è il caso di ascoltarlo.
(Foto: Paola Zanusso).
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