Correva l’anno 1944 e l’area del Monte Grappa era preda di una strategia spietata: di giorno e di notte, i cittadini temevano per la propria vita e guardavano con sospetto a chiunque, anche ai loro compaesani. Le catture e i rastrellamenti avvenivano a nord, a est e a ovest, lungo le strade e i sentieri sui pendii e ai piedi del Massiccio, ma i prigionieri venivano appesi anche in piazza, alla domenica, quando c’era il mercato.
Posti di blocco, tribunali improvvisati e spie contribuivano a moltiplicare le esecuzioni, in un clima oscuro, distopico, che oggi è difficile immaginare.
Il volume “I Massacri nazifascisti a sud del Monte Grappa”, di Paolo Meggetto e Roberto Zonta, con la collaborazione del professor Lorenzo Capovilla, affronta un tema che non era mai stato approfondito prima in quest’area: raccogliendo documenti inediti, che per molti anni sono stati nascosti, e confrontandoli con testimonianze e altre ricerche decennali, questo volume mostra come una specifica tecnica di soppressione nazifascista abbia insistito sui tre versanti del Grappa, concentrando circa trecento eliminazioni.
Gli autori indicherebbero non tanto i tedeschi quanto le Brigate nere di Vicenza e di Treviso, oltre ad altri gruppi associati a Salò, come effettivi responsabili di queste catture: “La vulgata popolare dà questo ruolo specialmente ai tedeschi – spiega il professor Capovilla – ma in questa zona c’erano cinque compagnie della Tagliamento, con 700-800 uomini, ai vari posti di blocco”. Capovilla racconta di circa tredici impiccagioni a Cavaso, due a Paderno, oltre a molte fucilazioni: sette soltanto al Ponte della Gherla, a Crespano. Al termine del volume c’è una lunga lista con tutte le vittime dell’eccidio: nell’elenco sono compresi anche coloro che furono inviati in Germania, senza poi tornare.
“La cattura funzionava così – ha spiegato Capovilla -: in varie aree c’erano dei tribunali improvvisati. Avevano componenti tedeschi, che erano chiaramente i più severi, e poi un’altra parte di italiani che avevano il compito di identificare le persone catturate. Di quei “giudici” fascisti abbiamo anche i nomi”. “I Massacri nazifascisti a sud del Monte Grappa” approfondisce anche il fenomeno delle spie: nell’area del Grappa, una trentina di spie hanno compromesso oltre ottocento partigiani”.
Un capitolo centrale parla del coinvolgimento dei Carabinieri: ben ventisei furono uccisi sul Grappa, sedici di loro sul versante sud. Secondo le ricostruzioni degli autori, si trattava di componenti di una compagnia di stanza a Villa Barbaro a Maser: avevano solo l’incarico di fare ordine pubblico, ma furono catturati e uccisi. Il tenente Luigi Giarnieri, a cui oggi è dedicato il Comando dei Carabinieri di Treviso, fu catturato, pestato, torturato e impiccato in piazza a Crespano, dopo averlo accusato di aver compiuto delle esecuzioni.
“Abbiamo studiato a fondo il ruolo dei fascisti: in ogni paese c’era un nucleo di fanatici, che costituivano la Brigata nera – continua Capovilla –. Un episodio interessante riguarda un carabiniere di Marostica che vide come componente della propria esecuzione un suo cugino, figlio della sorella della madre. Un altro racconta l’episodio dell’eliminazione di due studenti di medicina, avvenuto tra Crespano e Paderno: uno era il nipote del primario dell’Ospedale di Crespano e mentre si recava a parlare con lo zio, dei fascisti lo aspettarono in fondo alla strada e gli spararono una raffica di mitra. Lo zio provò a salvarlo, ma non ci fu nulla da fare. All’altro spararono vicino all’Istituto Filippin, ma venne medicato e salvato. Non diventò medico a causa di una disabilità al braccio, ma fece il professore di scienze in tanti istituti del Trevigiano”.
La conclusione della storia dei massacri sul Grappa fa riflettere e discutere ancora oggi: “Quasi nessuno ha pagato per queste uccisioni. La condanna a morte veniva tramutata in ergastolo, poi in dieci anni l’amnistia la risolveva. “Tempo fa ho incontrato un ingegnere che ebbe come padrino di cresima uno dei più efferati torturatori della Pedemontana” conclude Capovilla.
(Foto: I Massacri nazifascisti a sud del Monte Grappa).
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