“Sono quasi da tutelare più gli apicoltori che le api, che non vivono più in natura. Se non c’è l’apicoltore che le alleva e le alimenta, non c’è nessuno che lo fa. Bisogna difendere questo straordinario insetto e anche chi se ne prende cura“.
Lo sostiene Gerardo Meridio, presidente dell’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto. Una realtà che conta circa duemila soci che gestiscono 30 mila alveari ed è la più rappresentativa della categoria, in Veneto composta da 7000 addetti, tra appassionati “amatoriali” e imprenditori, per un totale di centomila arnie.
Il settore sta vivendo una crisi senza precedenti, dovuta a molti fattori, anche interdipendenti tra loro, che mettono in pericolo l’esistenza delle api: l’uso dei pesticidi in agricoltura; l’estensione di colture intensive come soia e mais che impoveriscono il patrimonio nettarifero; le anomalie del clima sempre più frequenti, che scombussolano l’orologio biologico delle laboriose operaie; i periodi di siccità che inibiscono la produzione del nettare nei fiori; i trattamenti contro le zanzare calendarizzati dalle amministrazioni comunali proprio nei periodi delle fioriture; la diffusione della varroa distructor, l’acaro che infesta gli alveari e fa nascere insetti malformati; la minaccia della vespa vellutina, il temibile calabrone asiatico che si ciba di api.
Un “cannibale” (pericoloso anche per l’uomo) che sta facendo strage di api in Toscana e Liguria e la cui presenza è stata segnalata anche in provincia di Rovigo.
Una coincidenza di situazioni estremamente nefaste che stanno, progressivamente, minando l’apicoltura (attività che per molti addetti in Veneto è la prima fonte di reddito) e impoverendo le riserve di miele.
“Quest’anno, per gli effetti negativi sulle fioriture e sul nettare, dovute al clima pazzo, o troppo secco oppure troppo freddo, non ci sarà il miele di tarassaco, di tiglio e di acacia, che solitamente rappresenta il 60 per cento della produzione annuale – dice il presidente Meridio – Abbiamo chiesto alla Regione Veneto il riconoscimento dello stato di calamità, oppure che si trovi il modo di ristorare gli apicoltori“.
Anche questi temi saranno affrontati nel convegno “L’ape custode della biodiversità e sentinella della qualità della vita alla luce della candidatura monte grappa Mab Unesco”, che si terrà oggi, mercoledì 28 luglio, con inizio alle 9.30, nella sede del Giardino vegetazionale Astego di Pieve del Grappa. Gerardo Meridio è tra i relatori, insieme ad altri due specialisti dell’apicoltura veneta, Giuseppe Morosin e Massimiliano Gnesotto.
L’incontro, organizzato dall’Associazione Regionale Apicoltori del Veneto, vuole promuovere la valorizzazione dell’apicoltura come opportunità sociale e risorsa economica in un’ottica di rispetto ambientale e di salvaguardia della biodiversità.
Interverrà anche Elena Piutti di Veneto Agricoltura, l’agenzia regionale che gestisce la struttura di Pieve del Grappa, dove sono presenti delle arnie. Piutti illustrerà le esperienze e i progetti di Veneto Agricoltura in tema di apicoltura.
L’associazione degli apicoltori veneti è coinvolta in diversi progetti che mettono al centro il benessere e la sopravvivenza delle api, sentinelle dello stato di salute ambientale.
“Abbiamo dato il nostro sostegno alla candidatura del Monte Grappa a riserva biosfera Unesco, con il fine di promuovere e sostenere gli apicoltori che intendono allevare apiari stanziali all’interno della stessa, per garantire il biomonitoraggio del territorio, salvaguardare e conservare la biodiversità ambientale, valorizzare i servizi e le produzioni apistiche tipiche, incentivare il turismo rurale, specializzare nella azienda apistica l’attività integrativa di fattoria didattica, promuovere la cultura e le tecniche di apiterapia per il benessere nostro e delle api” spiega Gerardo Meridio, riassumendo quanto presentato per la candidatura, anche con il contributo dell’Associazione Apicoltori del Grappa, attiva dal 1980.
Un altro tavolo di lavoro è quello aperto con la Regione Veneto, per la realizzazione del progetto che il presidente Luca Zaia ha definito “l’autostrada delle api”.
“Abbiamo appena avuto un incontro proprio su questa proposta, presente anche Veneto Agricoltura, per mettere delle arnie e delle essenze lungo la Pedemontana, in modo da aumentare la presenza delle api” afferma Meridio.
L’ipotesi è che, in base all’eventuale diminuzione del numero di api lungo il tracciato, sarà possibile prevedere un aumento dell’inquinamento atmosferico, dovuto agli scarichi dei veicoli.
Chi sta seguendo il completamento della Pedemontana, insieme all’associazioni degli apicoltori sta studiando dove piantare alberi ed essenze particolari, fonte di nutrimento per le api durante l’intero arco dell’anno, in modo da indurle a colonizzate stabilmente il territorio lungo l’arteria, agevolate anche dal posizionamento di arnie.
“Il Veneto è la regione che in Italia conta il maggior numero di apicoltori, ma è al quinto posto per numero di alveari – conclude Gerardo Meridio – Però se la situazione continua così, di apicoltori ce ne saranno sempre di meno. È il momento giusto per incrementare l’accresciuta attenzione nei confronti delle api, dimostrata anche da una diversa sensibilità dell’agricoltura sostenibile. I nostri associati gestiscono fattorie didattiche apistiche a Bassano del Grappa, Marostica, Vicenza e Treviso dove ricevono le visite di tante scuole. In questo modo stiamo creando una nuova cultura sul mondo dell’apicoltura, partendo proprio dai bambini”.
(Foto: web).
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