Messa a Cima Grappa per la pace e le vittime delle guerre. Monsignor Tomasi: “Questo è un appello alla fraternità e alla cura reciproca”

Si è svolta domenica mattina, 7 agosto, la Messa a Cima Grappa per i Caduti di tutte le guerre, in occasione dell’anniversario dell’inaugurazione del sacello dedicato alla Madonna, avvenuto il 4 agosto 1901 ad opera dell’allora patriarca di Venezia Giuseppe Sarto, poi divenuto papa Pio X. La funzione è stata presieduta dal vescovo di Treviso, Monsignor Michele Tomasi. Un appello alla pace, alla fraternità e all’uguaglianza dove sono state ricordate le vittime delle due Guerre mondiali e tutte quelle persone che oggi stanno combattendo e scappando dall’Ucraina.

A partecipare alla cerimonia, che si è svolta come ogni anno e che non si era fermata nemmeno durante la pandemia, le autorità militari e civili, tra cui l’assessore regionale Manuela Lanzarin e il sindaco di Pieve del Grappa e presidente del comitato organizzatore Annalisa Rampin. Quest’ultima nel suo discorso introduttivo ha ricordato quanto sia importante Cima Grappa per simboleggiare la rinascita dopo le guerre passate e la speranza per il futuro.

“Siamo di fronte ad un periodo buio per la nostra storia dove diventa importante, più che mai, portare avanti i principi di unità e tolleranza. – ha spiegato il sindaco -. Bisogna impegnarsi per preservare al meglio il nostro pianeta, tenendo conto della grave crisi climatica che stiamo affrontando. Non si può mettere in secondo piano un tema fondamentale come l’ambiente”.

L’assessore Lanzarin, dal canto suo, non ha potuto non ricordare tutte le persone morte in battaglia e quanto sia doloroso per lei tornare in tale luogo.

“Cima Grappa è un simbolo di morte e di riflessione – ha esordito – Penso a chi, ancora oggi, purtroppo, sta vivendo una guerra, combatte o fugge dalla propria terra, dalle bombe e dalle case distrutte. Sono orgogliosa che la regione Veneto abbia aperto subito le porte a coloro che stavano fuggendo dall’Ucraina. Si tratta di un atto di umanità, al quale non ci si poteva sottrarre. È importante dare spazio alla verità, alla giustizia, ma anche all’amore e alla libertà, senza questi elementi non c’è futuro. – ha continuato l’assessore – Aspiriamo a creare una società di persone che si danno da fare per preservare la pace, l’uguaglianza e la bellezza del nostro pianeta. Bisogna credere nel domani”.

Il dottor Franco Bernabè, presidente del Consiglio direttivo della commissione nazionale italiana per l’UNESCO, ha sottolineato la bellezza della montagna in tale frangente e quanto sia emozionante per lui pensare a papa Pio X.

“Mi sorgono alla mente molti pensieri mentre sono in questo luogo, alcuni vanno al papa Pio X e al suo pellegrinaggio verso il monte, ma anche alle vittime della carneficina nazista e alle difficoltà che l’Italia, come il resto del mondo, ha dovuto affrontare negli anni 2020 – 2021, durante la pandemia – ha sottolineato il presidente -. Missione dell’UNESCO è quella di portare la pace tra i popoli, il bene e aiutare chi si trova in difficoltà”.

A coronare la cerimonia l’Inno di Mameli e quello d’Europa suonati dalla banda, per arrivare infine alla Santa Messa, durante la quale il Vescovo Tomasi ha ricordato i ventitremila soldati italiani e austroungarici caduti durante la prima Guerra mondiale.

“Un appello alla fraternità e alla cura reciproca, ma anche al rispetto e alla protezione del creato. Bisogna diventare insieme segni e strumenti di pace. Non si possono dimenticare popoli e generazioni intere uccise dai conflitti. Tutto questo è responsabilità di chi ha mandato a morire questi caduti – ha aggiunto –. Ci è stato dato un secolo di pace, tanto che ci eravamo dimenticati di cosa volesse dire la guerra, ne eravamo quasi infastiditi dal sentirne parlare, da quanto lontana ci sembrava. Invece questa ha bussato nuovamente alle porte dell’Europa scatenando paura in ognuno di noi. Le persone cadute in battaglia chiedono fratellanza e cura, lo vorrebbero anche la montagna e il pianeta, così magnifico, imponente e allo stesso tempo fragile”.  

(Foto: Diocesi di Treviso).
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