In appena tre ore 250 persone sabato mattina 15 aprile si sono sottoposte alla misurazione della glicemia sotto il gazebo del Lions Club di Pieve di Soligo allestito in piazza Vittorio Emanuele. Lo screening gratuito pensato per sensibilizzare la popolazione sul tema del diabete si inserisce nell’ambito di iniziative messe in campo dai Lions Club italiani in occasione dei #lionsday che promuovono, fra le altre, anche campagne di prevenzione sanitaria.
In questo caso, grazie alla collaborazione con l’Associazione Italiana Diabetici Treviso, la sezione pievigina del club ha dato la possibilità a semplici curiosi e a persone già diabetiche di controllare i propri livelli di glucosio nel sangue che, se alterati, possono valere come campanello d’allarme. Questi possono indicare una predisposizione al diabete, se non la presenza stessa della malattia (solo in Veneto si calcolano circa 100 mila casi di diabete ignoto) o ancora un problema di risposta alla terapia insulinica.
Ai volontari che hanno lavorato nel corso della mattina sotto al gazebo in piazza il sindaco Stefano Soldan ha rivolto un ringraziamento particolare. “Da parte dell’amministrazione comunale sento di rivolgere loro un sentito grazie per la disponibilità – ha commentato il primo cittadino -. Per quanto semplice, questo tipo di screening indirizza correttamente le persone ad andare dal medico in caso di valori fuori dalla norma. Ringrazio dunque i volontari, fra cui anche medici, per il tempo e la professionalità che hanno dedicato a questa iniziativa. 250 test in una mattinata sono molti, mi auguro che questa azione del Lions Club possa ripetersi anche il prossimo anno”.
“L’esame dell’insulina è rapido e semplice – ha spiegato Elisabetta Frate, medico pediatra genetista in pensione, da dieci anni socia del Lions Club di Pieve -: per farlo bastano un pungidito e un glucometro, e le indicazioni che ci dà sono molto preziose. Anche se un soggetto si sottopone al test dopo aver mangiato, la glicemia deve rispettare alcuni parametri: a digiuno dovrebbe stare entro i 110 mg/dl, e in caso contrario non dovrebbe superare i 140″.
“Questa mattina (sabato ndr) abbiamo riscontrati molte glicemie alte, alcune anche fuori da ogni limite, consigliando a queste persone di rivolgersi quanto prima al proprio medico curante” ha raccontato la dottoressa Frate prima di lanciare un monito particolare ai diabetici di religione islamica che osservano il digiuno del Ramadan: “È importante promuovere un’educazione corretta in questo periodo religioso molto particolare per chi è di fede musulmana. Nei soggetti diabetici, abbiamo riscontrato la tendenza a sospendere la cura insulinica, considerandola erroneamente come una rottura del digiuno, andando incontro a gravi conseguenze per la salute”.
Proprio per ovviare a questi problemi, l’International Diabetes Federation (IDF), in collaborazione con la DAR, sigla che indica l’alleanza “Diabete e Ramadan” ha pubblicato delle linee guida generali per un digiuno religioso sicuro).
L’Associazione Italiana Diabetici Treviso e la ricerca sul piede diabetico
Fra i componenti la sezione trevigiana dell’Associazione Italiana Diabetici, presieduta dalla dottoressa Daniella Pizzolato, c’era anche Gina Bellena, che ha aderito all’organizzazione da quanto a suo figlio è stato diagnosticato il diabete: “Iniziative di screening come questa sono preziose – ha commentato Bellena – e perfettamente in linea con i valori dell’associazione nel promuovere la consapevolezza sul diabete, malattia con cui oggi si può convivere bene, a patto che venga diagnosticata per tempo. Altrimenti questa patologia comporta rischi importanti per il cuore, ad esempio, e complicanze come il piede diabetico che può comportare in casi estremi l’amputazione dell’arto”.
“Proprio per scongiurare una delle complicanze più temibili del diabete – prosegue Bellena – la nostra associazione, attraverso il finanziamento di un progetto di ricerca portato avanti dalla dottoressa Sambataro nella sede ospedaliera di Treviso, è al lavoro per capire quali siano le cellule del midollo osseo utili a guarire le lesioni del piede diabetico, scongiurando il rischio di amputazione”.
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