Arrivati i primi rifugiati ucraini a Solighetto. L’odissea di Alexey per salvare la famiglia: “Ora siamo al sicuro, i pievigini ci trattano come fratelli”

Sono arrivati ieri pomeriggio i primi rifugiati ucraini a Solighetto di Pieve di Soligo.

Si tratta della madre e della cognata, con un figlio di 4 anni, di Alexey, che le ha portate coraggiosamente in Italia e che ora è già pronto a ripartire per tornare al confine con la Polonia a recuperare il resto della famiglia, composta in tutto da 12 persone: ne mancano 8 da trarre in salvo.

Alexey, sebbene da molto tempo non abiti più in Italia, ci ha vissuto dal 2004 al 2008: è rappresentate di forniture per le aziende italiane e per questo gira molto il mondo e conosce molta gente anche in Veneto. “Ero partito con due tecnici italiani il 14 febbraio per effettuare dei rilievi e controlli in una struttura in Russia, a Krasnodar. Da lì appena è scoppiata la guerra sono partito con due treni, poi ho preso taxi per 50 km, ho fatto autostop per 200 km, ho preso 4 aerei facendo in tutto 110 ore per raggiungere la mia famiglia, che ho portato dal centro di Kiev a Beregovo, al confine con l’Ungheria” racconta stremato. Le donne ci hanno messo 20 ore per fare 600 km: “Le autostrade, che sarebbero la via più corta, sono sotto tiro dei predoni ceceni che possono uccidere chiunque vada da Kiev direttamente a ovest” sostiene.

Alexey dice di essere arrivato dalla Russia in Italia i primissimi giorni di marzo, dormendo nei vari B&B e agriturismi del nord mentre organizzava a distanza il viaggio delle donne per poi partire verso il confine. I quattro rifugiati sono stati quindi accolti di persona dal sindaco Stefano Soldan, dall’assessore alle politiche sociali Tobia Donadel e dal vicepresidente della Fondazione Fabbri Bruno Dal Col, che insieme alla Caritas hanno dato prova di fare rete, fornendo ai nuovi arrivati una sistemazione e generi di prima necessità. “Li ospitiamo in casa Fabbri – spiega il sindaco – messa a disposizione con grande generosità dalla Fondazione Fabbri e dal presidente Baban. Prima però c’è la tappa al punto tamponi della Zoppas Arena di Conegliano, dove si sono recati questa mattina”.

“Si tratta dei famigliari di Alexey e della sua compagna, ovviamente solo donne e bambini poiché si conferma l’impossibilità per gli uomini tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese – specifica Donadel – li abbiamo accolti calorosamente e nonostante il lungo e avventuroso viaggio anche loro erano felici e ci hanno ringraziato molto”.

“Finalmente stiamo avendo un po’ di tregua e stanotte dormiremo in un posto sicuro e confortevole – continua Alexey – Abbiamo convinto il resto dei famigliari e organizzato, non tramite il Governo ucraino ma tramite nostre conoscenze, un corridoio per uscire da Kiev e riunirci al confine con l’Ungheria. Per noi è una catastrofe logistica perché ci tocca fare i conti con il tempo: cerco di arrangiarmi perché sono l’unico che conosce le lingue ma ci sono ore e ore di strada da percorrere, quindi non c’è niente di immediato”.

Alexey è emozionato, racconta di avere ricevuto aiuto e affetto a 360 gradi: “L’amministrazione di Pieve di Soligo mi aiuta come se fossi un loro fratello, c’è un’accoglienza che non mi sarei mai immaginato e le donne che stanno con me e che non sanno l’italiano si commuovono quando traduco loro cosa ci dicono e come ci trattano gli italiani qui, perché non si aspettano una solidarietà del genere”.

Alexey racconta di avere il supporto di un amico fidato, originario di Pieve di Soligo, che lo sta aiutando a organizzare il secondo viaggio della speranza verso il confine: “La gente ha paura di uscire di casa anche in città, quindi non è facile farli arrivare al confine”.

Racconta anche che l’abitazione dei nonni, in Ucraina, si trovava in uno dei villaggi maggiormente colpiti dai bombardamenti russi ed è stata completamente rasa al suolo: “Loro sono stati salvati dai vicino che sono andati a controllare e li hanno trovati in un sotterraneo sotto le macerie. Li ho portati via 15 giorni fa e sono fuggiti, ma poi sono stati rinchiusi in un bunker con solo acqua con altri civili per oltre 10 giorni. Fortunatamente siamo riusciti a trovare anche per loro una via di uscita: sono arrivati in stazione centrale a Kiev e partiranno con un treno di emergenza che li porterà in Polonia”.

(Foto: Comune di Pieve di Soligo)
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