L’applauso di alcuni rappresentanti politici, soddisfatti per la bocciatura al Senato del Ddl Zan contro l’omofobia, è apparso davvero fuori luogo a Manuela Pelizzon, presidente di Agedo Treviso, un’associazione nazionale costituita da genitori, parenti e amici di persone Lgbt+ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali…) che si impegna per il riconoscimento dei loro diritti civili, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e della loro inclusività sociale (qui l’articolo).
Lo scorso mercoledì 27 ottobre c’è stata l’approvazione della richiesta di “non passaggio all’esame degli articoli” (la cosiddetta “tagliola”) del disegno di legge presentato da Alessandro Zan, deputato del Partito Democratico.
Il provvedimento in questione interveniva su due articoli del Codice penale, inserendo accanto alle discriminazioni per razza, etnia e religione (già contemplate) anche le discriminazioni per sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità.
Per la presidente di Agedo Treviso, la “tagliola” è stata una strategia delle “destre” che avevano l’obiettivo di affossare una legge che in molti non accettavano.
“Chi aveva presentato la ‘tagliola’, quindi le destre, aveva definito che in una settimana si sarebbero dovute togliere determinate parti della legge – spiega Pelizzon -, quindi ‘identità di genere’. Questo significava azzoppare completamente la legge ma, soprattutto, una parte della comunità sarebbe rimasta indietro”.
Nel disegno di legge sono chiare le definizioni di “orientamento sessuale” e “identità di genere”: con il primo si intende “l’attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi”, mentre con identità di genere si intende “l’identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione”.
“C’era un po’ una paura che il Ddl Zan non passasse al Senato – continua – Quando ho saputo della bocciatura mi sono messa a piangere: ho pianto perché, secondo me, si è persa una grande opportunità di rendere questo Paese un po’ più civile. Ho pianto anche perché comunque sentivo che dei diritti o delle sicurezze venivano tolti a mio figlio personalmente. La cosa che mi ha fatto piangere di più, però, è stato vedere delle persone che gioivano sulla pelle degli altri: il fatto di gioire mentre vengono tolti dei diritti a qualcuno è una cosa vergognosa, fatta proprio in Senato dove ci sono i rappresentanti dei ‘cosiddetti italiani’”.
Subito dopo la notizia della bocciatura del Ddl Zan sono state organizzate delle manifestazioni in molte piazze italiane e anche Agedo Treviso ha partecipato agli eventi organizzati in Veneto (come quello a Venezia)”.
“Durante questi appuntamenti in piazza si è detto ‘adesso basta’ – conclude Pelizzon – Ora si parte e si continuerà ad andare avanti, non dico in maniera quotidiana ma comunque queste manifestazioni verranno fatte continuamente. Non ci si ferma a un episodio di tre giornate. Mio figlio resterà in Svezia, perché lì tutte le persone sono allo stesso livello e tutti sono rispettati e accolti: non esiste infatti la discriminazione per queste motivazioni. Mio figlio non pensa che in Italia in futuro non possano cambiare le cose ma, adesso come adesso, lui sta bene lì e non vuole tornare qui”.
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