Può essere considerato il “colpo di coda” dell’era Umberto Bossi. Il “Senatur” fondatore della Lega Nord (che oggi si chiama Lega per Salvini premier) ha annunciato una corrente all’interno del partito stesso dal nome “Comitato prima il Nord” che “punta a rilanciare il progetto autonomista”, come ha riferito lo stesso Bossi.
Proprio la perdita dell’identità di essere un partito del Nord è stata da molti indicata come la causa principale della debacle di Salvini e di tutto il partito alle ultime elezioni. “E’ un passaggio vitale – ha spiegato Bossi all’Adnkronos – finalizzato esclusivamente a riconquistare gli elettori del Nord, visto il risultato elettorale del 25 settembre per rilanciare la spinta autonomista”.
La notizia è arrivata anche in un Veneto dove nel 2017 sono stati oltre due milioni i cittadini che hanno votato a favore dell’autonomia e dove durante tutta la campagna elettorale per le recenti elezioni politiche il governatore del Veneto Luca Zaia ha sempre dichiarato che “da qualsiasi partito sarà formato il governo, noi saremo come un nido di vespe nei confronti dell’autonomia”.
E oggi, a 20 giorni dal quinto compleanno del referendum per l’autonomia, questo tema è più attuale che mai.
“Quello che ci arriva da più parti è che la Lega deve tornare ad essere un sindacato del territorio e riprendere la propria identità a prescindere che al suo interno ci siano comitati o meno” spiega Alberto Villanova capogruppo Lega – Liga Veneta in consiglio regionale. “Bisogna che tutta la Lega si muova per portare la questione settentrionale nuovamente al centro dell’agenda politica – continua – perché non siamo molto abituati ad avere correnti all’interno del nostro partito. Siamo tutti contenti se il sud cresce e diventa autonomo economicamente smettendo di avere cosi bisogno di aiuti di altre regioni, ma se si parla di Lega bisogna parlare di Nord”.
La scelta di Bossi di dar vita a questa corrente è “condivisa appieno” da un leghista della prima ora come l’europarlamentare vittoriese Toni Da Re, secondo il quale “si tratta di rimettere in piedi l’identità del nord”. Da Re all’indomani del voto era stato molto duro nei confronti del segretario tuonando che “questa disfatta ha un nome e cognome: Matteo Salvini. Dal Papeete in poi ha sbagliato tutto”.
“È giusto che ci sia un partito nazionale ma bisogna anche capire che l’identità del nord non si può dimenticare – ha precisato Da Re -, perché qui ci sono le imprese, le piccole e medie industrie, le partite iva e tutte quelle aziende che l’Europa ha messo in difficolta con scelte scellerate. Noi le avevamo fatte notare, ma siamo all’opposizione in Europa”.
“È giusto comunque che il partito abbia un responso nazionale – prosegue Da Re -, anche al Sud ci sono tante persone perbene che vedono l’efficienza della nostra regione e vogliono cambiare la propria. Non cambia niente all’interno della Lega ma bisogna consolidare le idee che hanno formato il partito”.
Da Re però assicura che questa corrente “non darà vita a nessun nuovo partito ma ribadisce solamente idee vecchie ma estremamente attuali”, e lancia poi l’ultima frecciatina a quello che definisce “il mio segretario” (Salvini, favorevole al ponte di Messina ndr) “perché il ponte non interessa né ai siciliani né tanto meno ai calabresi”.
Per Villanova risulta fondamentale “tornare a fare i congressi” e tornare quindi “a dare la voce ai militanti del territorio. Non tanto per processare qualcuno ma per tornare a far correre il partito. Sono convinto – prosegue il consigliere regionale pievigino – che, fatti tutti questi passaggi, torneremo ad avere i risultati ottenuti fino a due anni fa. Il 76% ottenuto da Zaia non è arrivato a caso ma perché abbiamo interpretato quali erano le esigenze del territorio. Mi sembrano quasi ridicoli gli attacchi fatti al nostro governatore (quelli di aver fatto perdere voti alla Lega, ndr), basta fare una passeggiata in mezzo alla gente e domandare qual è il gradimento del presidente per capire che questi attacchi sono ridicoli”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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