Sarà difficile immaginare il Cafè Promenade senza Mauro e Fernanda. A settembre, dopo 32 anni dietro al bancone, la coppia annuncia la cessazione dell’attività.
Se già l’annuncio di per sé lascia un senso di vuoto, l’idea che il locale sotto i portici di via Capovilla rimanga sfitto provoca una stretta al cuore. A poco infatti sono serviti i tentativi dei titolati (che durano da due anni) di trovare un nuovo gestore a cui cedere la licenza: il rischio che il bar abbassi definitivamente le serrande appare sempre più reale.
“Siamo delusi – sottolinea Mauro Pedron con una certa amarezza –, abbiamo contattato torrefazioni, agenzie, rappresentati e sparso la voce in ogni modo. Gli interessati, soprattutto giovani, vengono a vedere il locale, mostrano entusiasmo ma poi non si fanno più sentire. Crediamo che a spaventare siano l’impegno, in primis economico, che deriva dalla gestione di un’attività che dà una montagna di soddisfazioni, ma che richiede dedizione quotidiana e una certa responsabilità nel far quadrare i conti”.
Eppure, sottolinea Mauro, le condizioni per il successo ci sono tutte, a partire dalla posizione centrale e dall’impronta del locale che da sempre lavora nel giornaliero.
“La zona è ideale, la sera si chiude presto e anche nei giorni festivi siamo chiusi – commenta -: una volta avremmo venduto a occhi chiusi, ma a quanto pare i tempi sono cambiati e così il settore terziario afflitto dalla carenza di addetti”.
“Nel 1991 quando io e Fernanda abbiamo aperto, non avevamo appoggi – racconta -. Per realizzare il nostro progetto abbiamo fatto debiti e non nascondo che nei primi anni è stata dura, ma poi sono arrivate le soddisfazioni. Ora non resta che rinnovare, ancora una volta, l’appello a chiunque fosse interessato di farsi avanti, noi siamo disponibili a fare un periodo di affiancamento e accompagnare un eventuale nuovo gestore in un percorso all’insegna della continuità per scongiurare il nostro timore più grande, ovvero che dal 23 settembre questo piccolo bar, in cui lasciamo il nostro cuore, si spenga per sempre. In questi 32 anni ci abbiamo messo l’anima – prosegue Mauro – e ringraziamo tutti i nostri clienti per la fiducia e l’amicizia”.
Un trentennio di ricordi felici
“Dal 1° ottobre prossimo farò 50 anni esatti di lavoro – spiega Fernanda –. Se avessi dieci anni in meno non ci avrebbe nemmeno sfiorati l’idea di chiudere, ma il fisico dice che è arrivato il momento di voltare pagina. Mauro, inoltre, da ottobre andrà ufficialmente in pensione e dunque le condizioni per continuare non ci sono più. Dispiace molto vedersi realizzare il timore che lo spazio rimanga vuoto, nonostante le ricerche assidue di un successore. Si percepisce una paura generalizzata dell’incertezza e quasi un terrore di mettersi in proprio. Se non lo troveremo entro il prossimo mese, il bar verrà chiuso e riaprirlo da zero, per una serie di questioni burocratiche, per chi verrà dopo sarà ancora più oneroso perché comporterà per forza dei lavori di adeguamento”.
Quando aprì il locale assieme al marito, Fernanda lavorava ancora in fabbrica a Susegana. “Per avviare il Promenade – racconta – per un anno ho fatto due lavori: dopo otto ore in fabbrica al mattino ne facevo altrettante il pomeriggio perché non potevamo permetterci di rimanere senza un’entrata sicura. Mettersi in proprio è un rischio, ma vale la pena di correrlo“.
Superata la fase più dura, il Cafè inizia a prendere piede, ampliando la propria clientela, che per trent’anni ne ha fatto un punto di riferimento, un luogo rassicurante dove sentirsi a casa, che ha fatto delle sue vetrine a tema, soprattutto in occasione delle feste, un biglietto da visita.
“I nostri clienti sono stati una seconda famiglia – conclude la titolare -. Fra queste mura lasciamo tanti ricordi felici fatti di scherzi, risate, avventure ed episodi rimasti negli annali. Come nel ’95, quando nacque nostra figlia Alice, e ci ‘impacchettarono’ il bar con della carta rosa. Per non parlare del 1° aprile, dove ogni anno il Promenade diventava un palcoscenico di scherzi esilaranti. La speranza che tutto questo prosegua, seppure in mani diverse, rimane: la vita è una continua sorpresa e questi meravigliosi trentadue anni ce lo hanno insegnato”.
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