Diego Calderari è “l’ultimo dei panierai”: viaggio nella bottega di Barbisano dove si fabbricano anche le poltroncine del Quirinale

Era il 2 giugno 2003 quando Diego Calderari e suo padre si imbatterono in un notiziario di mezzogiorno notando con una certa sorpresa, che il presidente della Repubblica Ciampi stava tenendo il discorso alla Nazione seduto su una poltroncina intrecciata a mano nel loro laboratorio di Barbisano. 

“Nel 1995 un grande studio di architettura ci commissionò una fornitura per il Quirinale – racconta Diego, fra gli ultimi artigiani del giunco rimasti nella frazione di Pieve – . Da allora sono restate lì, almeno fino gli anni del governo Renzi quando in un’occasione istituzionale ci capitò di rivedere in tv la poltroncina verde in rattan realizzata da noi”. 

Il fermo immagine del discorso alla Nazione del presidente Ciampi è appeso alla parete centrale del laboratorio dei Calderari, accanto a foto di famiglia e a immagini degli anni Cinquanta che testimoniano la tradizione dei panierai di Barbisano. Alla ex scuola Panierai, a pochi passi dal laboratorio di Calderari, si sono formate generazione di artigiani specializzati nella realizzazione di componenti d’arredo e manufatti in giunco. 

Diego oggi rappresenta la quarta generazione di artigiani della famiglia Calderari. “La tradizione inizia con il mio bisnonno – racconta –  allora, come accadde a me, la vita ti poneva di fronte ad un bivio ben riassunto in un’espressione della nonna che diceva: ‘Se no te va sui camp, te va a far stechet a Barbisan’, ovvero se non vai a lavorare nei campi, vai a ‘fare stechet’ (intrecciare il giunco) a Barbisano”. 

Per Diego Calderari quel “bivio” non è stato una scelta forzata, ma l’inizio di un percorso segnato dalla passione e dalla volontà di non disperdere un patrimonio di saperi prezioso

Dalle foreste del Borneo al laboratorio di Barbisano  

Il lavoro di Diego Calderari inizia con la scelta della materia prima che proviene dalla zona del Borneo, fra Indonesia e Malesia. “Il rattan si presenta come un cespuglio di rovi, che viene selezionato e separato dalla buccia, con la quale si fa la ‘paglia di Vienna‘. La parte più nobile della canna si chiama midollino e viene destinata alla produzione di manufatti di un certo pregio”. 

“Mio nonno, e ancora prima il mio bisnonno – prosegue Diego – iniziarono lavorando materiali poveri come il castagno, il nocciolo, ma anche il salice e il vimini per fare i telai delle poltroncine. Il rattan d’importazione si diffuse qui a Barbisano in un secondo momento quando il settore toccò il suo apice: fra gli anni Sessanta e Settanta mio padre contava una decina di dipendenti in laboratorio. In quel periodo qui in paese si contavano almeno una ventina di piccoli artigiani lasciati ‘in eredità’ dalla scuola Panierai, che poi sono andati man mano scomparendo”. 

Nella bottega di Diego Calderari, fra lunghi fasci di giunchi e manufatti intrecciati di ogni genere (splendide le poltroncine in paglia di Vienna che ricordano un cielo stellato) sopravvive un pezzo di storia di Barbisano dove maturò il seme dell’industria locale del mobile. Nel suo lavoratorio si lavora ancora con le tecniche tramandate da una generazione all’altra, dalla curvatura delle canne, con il fuoco, fino all’intreccio a mano delle sedute sul telaio. “Il futuro? È incerto – conclude Diego -. Per ora ho una giovane collaboratrice che sta imparando il mestiere (e che da poco è diventata mamma). e chissà che un domani possa portare avanti lei la tradizione di famiglia”. 

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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