Partirà il 1° settembre la sperimentazione, per dodici mesi, di un nuovo e ulteriore percorso di continuità assistenziale tra ospedale e territorio. Nell’Ulss 2 della Marca, il distretto di Pieve di Soligo (nella foto la sede) riserverà 20 posti letto nelle case di riposo del territorio per accogliere anziani o disabili dimesse dall’ospedale, stabilizzati dal punto di vista clinico, ma che necessitano di assistenza continua e non sono ancora in grado di rientrare in famiglia.
Saranno ospitati da strutture accreditate per l’assistenza alle persone non-autosufficienti, per 20 giorni, prorogabili a 30, in attesa di valutare la possibilità di un rientro in famiglia, sostenuto dai servizi di assistenza domiciliare, oppure l’inserimento stabile in una casa di riposo o un eventuale ulteriore ricovero ospedaliero o in una struttura sanitaria intermedia (ospedale di comunità).
“Saranno ospitalità temporanee e di emergenza, in ambienti attrezzati e protetti – sottolinea l’assessore al sociale Manuela Lanzarin – per assicurare assistenza appropriata e continuativa nella fase post-ospedaliera, quando le famiglie sono in difficoltà nell’organizzare il rientro e gestire cure adeguate al proprio congiunto non più autosufficiente. Il nuovo modulo sperimentale che sarà attivato dal distretto di Pieve di Soligo (che ha già al proprio attivo percorsi di continuità assistenziale) consentirà di valutare una nuova soluzione ‘ponte’ tra ospedale e territorio: non è una alternativa agli ospedali di comunità, perché si rivolge a persone che hanno già superato la fase delle cure ospedaliere e sono stabilizzati dal punto di vista clinico, ma di un ricovero di ‘sollievo’ temporaneo, che consentirà alla rete dei servizi di valutare meglio le necessità assistenziali della persona, i bisogni della famiglia e di impostare il percorso assistenziale più opportuno”.
L’ospitalità temporanea nelle strutture socioassistenziali del territorio prevede la compartecipazione dell’assistito o della famiglia: la quota sanitaria del ricovero (45 euro al giorno) sarà a carico dell’Ulss 2, la quota alberghiera (massimo 45 euro al giorno) sarà a carico dell’assistito. Se l’ospitalità dovesse protrarsi oltre il trentesimo giorno, il costo sarà interamente a carico dell’assistito.
“La sperimentazione regionale durerà un anno – informa l’assessore – e sarà seguita da un apposito tavolo di monitoraggio. Gli inserimenti saranno gestiti dalla Cot, la Centrale operativa territoriale, oppure potranno essere richiesti dall’assistente sociale del Comune. Il distretto sociosanitario valuterà le condizioni della persona, l’urgenza della dimissione ospedaliera, le condizioni della famiglia o del domicilio nella fase di convalescenza, nonché si accerterà del piano di assistenza individualizzato offerto dalla casa di riposo individuata per l’ospitalità di emergenza. L’obiettivo è non lasciare i pazienti più fragili senza la necessaria assistenza, soprattutto nella fase delicata delle dimissioni ospedaliere, quando bisogna organizzare, anche con opportune attrezzature, presidi e prestazioni assistenziali, attenzioni e cure indispensabili per una persona che almeno momentaneamente non è più autosufficiente”.
(Fonte: Regione Veneto).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
#Qdpnews.it