Il “weekend in rosa” che culminerà con la corsa non competitiva di domani, la prima edizione della “Pieve in Rosa”, si è aperto ieri sera all’auditorium Battistella Moccia di Pieve di Soligo, con l’incontro pubblico “Donna in salute oggi. Oltre le sfide e le frontiere, un nuovo approccio all’Oncologia”.


Presenti sul palco (introdotti dall’assessore alle Pari Opportunità Valentina Lucchetta) Christian Rizzetto (direttore f/f breast unit Treviso-Vittorio Veneto), Nicoletta La Mura (dirigente medico UOC Oncologia, ospedale di Vittorio Veneto) e Valentina Girardi (dirigente psicologa, ospedale di Vittorio Veneto).
Esperti che hanno fornito tutta una serie di indicazioni e informazioni, sul piano pratico e anche in riferimento alla sfera psicologica del malato e della donna in fase di prevenzione.
Come ha spiegato il dottor Rizzetto, i Paesi più industrializzati risultano “i più esposti al rischio di tumore” e, nella donna, la tipologia più diffusa è il tumore al seno, specialmente dopo i 50 anni.
Una patologia per la quale esistono dei fattori di rischio modificabili (come l’alimentazione, lo stile di vita e la necessità di mettere uno stop al fumo) e immodificabili (come la presenza di altri casi di tumore in famiglia).
Da ricordare che le donne fumatrici presentano il 16% in più di probabilità di sviluppare un tumore alla mammella.
“Il tumore si può prevenire a tavola”, ha affermato Rizzetto, chiarendo che non si tratta di un semplice slogan ma, al contrario, è necessario seguire la dieta mediterranea, come fare dell’attività fisica, quest’ultima vista anche come un’occasione di aggregazione.
“L’attività fisica è importante anche per chi sta affrontando un percorso di terapia – ha chiarito il medico, ricordando come lo screening sia un importante strumento di prevenzione -. Per ogni mille mammografie, ci sono 50 richiami: i tumori riconosciuti in fase precoce consentono un intervento non invasivo, senza la necessità di chemioterapia. Attualmente il tasso di sopravvivenza è del 90%, ma c’è ancora molto da fare per quel 10%” ha affermato.
Le dottoresse La Mura e Girardi, invece, si sono soffermate sull’aspetto psicologico da tenere in considerazione durante la terapia, citando anche ciò che implica il rapporto medico-paziente: “Il mondo oncologico è cambiato in maniera notevole. Ho visto pazienti sempre più giovani (quest’anno sono state 4 trentenni, dall’inizio dell’anno) – ha spiegato la dottoressa La Mura -. Ecco, quindi, come sia importante puntare su persone più giovani per spiegare la rilevanza di uno stile di vita più sano”.
“I pazienti hanno bisogno di essere ascoltati – hanno chiarito La Mura e Girardi -. Il percorso di malattia non deve essere descritto come una guerra, ma implica delle scelte che coinvolgono la sfera personale e familiare di una persona. C’è però un certo pregiudizio verso il paziente oncologico, che si pensa debba mettere in stand by la propria vita”.
“In certi casi la malattia è una frattura esistenziale, che rompe gli equilibri, modifica la gestione e il concetto di tempo – hanno proseguito -. Al medico si chiede di avere una risposta rapida e la più precisa possibile: lo specialista ha quindi il compito delicato di scegliere il percorso ideale di cura”.
“Sicuramente un approccio multidisciplinare alla malattia consente di dare una risposta migliore, garantendo tempi e una certa qualità di vita” hanno concluso.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin)
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