Avventura, corsa e sociale: sono le tre parole d’ordine per la Sahara Racing Cup, un raid che porterà i partecipanti a percorrere più di 2.000 chilometri di deserto in Tunisia a scopo benefico.
Si tratta del primo raid ufficiale in Tunisia che si svolgerà a marzo 2019, con l’ausilio di alcune Fiat Panda, di bussole e piantine geografiche al posto dei moderni gps, tutto per riassaporare il gusto dell’esplorazione stile anni ottanta e novanta.
A ideare l’iniziativa il pievigino Roberto Bianchin, proprietario di un’officina a San Pietro di Feletto, assieme a Federico Didoné di Galliera Veneta in provincia di Padova: la passione per il raid li ha fatti iniziare una collaborazione sempre più ricca di idee e di risvolti originali.
“Circa quattro anni fa – spiega Bianchin – abbiamo iniziato a portare ai bimbi di zone come il Marocco, l’Algeria, la Mauritania del materiale scolastico e beni di prima necessità e il tutto è nato grazie alla nostra passione per i raid che ci hanno portato a esplorare aree dove siamo giunti in contatto con la gente del posto. In tutto eravamo tra le 300 le 350 persone”.
“Ogni equipaggio – aggiunge Bianchin – trasporterà 20 chili di materiale destinato a scuole e orfanotrofi, ma sarà aiutata anche l’associazione italiana Sindrome di Hopkins tramite una donazione derivante dal costo di iscrizione al raid. Si tratta del primo raid ufficiale dopo i fatti avvenuti in Tunisia e là l’iniziativa è stata accolta bene tanto che avremo a nostra disposizione anche la guardia civile”.
Si attendono circa 100 equipaggi per un totale di 200 persone, senza contare il gruppo organizzativo – che vedrà il supporto da parte di un direttore di percorso e da esperti di organizzazione di iniziative di questo tipo – di quella che di fatto non sarà una gara competitiva, bensì un modo per esplorare il territorio, facendo beneficenza ed entrando in contatto con la realtà locale in un’avventura dal sapore inedito.
Non solo partecipanti italiani sono attratti da un’esperienza fuori dal comune, ma l’iniziativa avrà un lato internazionale. “Si sono iscritti anche spagnoli e argentini – aggiunge Bianchin – e a questi utlimi siamo noi a fornire le auto, mentre agli altri assicuriamo un supporto tecnico. La cosa interessante è l’età di chi si è fino ad ora iscritto: spaziamo dai 18 a fino ai 60 anni”.
“Partecipare a questi raid – ha proseguito Bianchin – significa farsi prendere anche dal senso dell’avventura. Pensiamo ad esempio all’appuntamento tunisino di marzo 2019: per una parte ci potremo appoggiare agli hotel, ma poi faremo affidamento a dei campi tendati. Poi con l’uso esclusivo di bussole e mappe ritorneremo alle modalità dei raid di una volta, anche se saremo molto attenti al fattore sicurezza: ogni Panda, infatti, sarà collegata a un nostro sistema gps che ci consentirà di monitorare la loro posizione e percorso e un gruppo organizzativo si occuperà di creare le tracciature del percorso di ogni vettura”.
Il Sahara racing cup, quindi, dimostra le varie sfaccettature del fare del sociale e di come sia possibile impegnarsi nella beneficenza tramite un’esperienza ricca di significato e di confronto con il territorio altrui e con popolazioni dagli stili di vita completamente differenti dalla nostra quotidianità.
(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
(Foto: Sahara Racing Cup).
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