Fondazione Fabbri e Osservatorio per il paesaggio promotori di un tavolo di lavoro sui “gemelli digitali”, futuro dell’innovazione socioterritoriale

Nelle stanze di uno dei musei più avvincenti d’Italia, M9 di Mestre, nella giornata di ieri per qualche ora ha brillato una luce: un tavolo di lavoro, non un convegno tipicamente accademico ma un laboratorio di idee, promosso tra gli altri dalla Fondazione Francesco Fabbri e dall’Osservatorio per il paesaggio delle Colline dell’Alta Marca, che ha puntato l’attenzione sulle potenzialità, enormi e a volte mal interpretate, del digitale per il futuro dell’intorno delle comunità.

Il domani dei territori, la loro importanza politico-sociale, la loro rilevanza economica, l’effettiva elevazione dei valori di cui sono anziani testimoni, dipende dalle lungimiranti sinergie e dal preciso uso che del digitale è capace di creare l’oggi.

La conversazione ha viaggiato essenzialmente intorno al tema dei gemelli digitali, ossia le rappresentazioni virtuali delle caratteristiche, della struttura dinamica di un oggetto, fisico o meno, o di uno spazio.

Il nuovo Presidente della Fondazione Fabbri Alberto Baban ha dato inizio a quattro sessioni di lavoro, momenti di ragionamento comune, in cui numerosi studiosi si sono confrontati sulla necessità di costruire gemelli digitali territoriali per migliorare l’efficacia delle future governance nella realizzazione di meccanismi di simulazione e controllo che non riguardano solo ambiente e paesaggio ma anche fenomeni economici e sociali, per dare nuovi sensi a quei territori e riportarli a un’esperienza condivisa. Questa necessità di ricostruire legami territoriali e di comunità è impellente, anche perché dove si lacera il tessuto sociale, non può che fare la stessa fine quello economico.

Durante l’incontro ognuno ha aggiunto al quadro comune nuovi spunti. Studiose e studiosi provenienti da esperienze accademiche e professionali diverse hanno arricchito la geografia del ragionamento: Silvano Tagliagambe e Cosimo Accoto, filosofi, Elena Battaglini, sociologa dell’ambiente e del territorio, economisti come Carlo Bagnoli o Federico Della Puppa, anche sociologo. Ma non solo, anche imprenditori come Roberto Siagri, Paolo Erminio Canevese, Nicola Martinelli o Nicola Pirina.

Un panel ricchissimo di personalità di spicco che ha visto riflessioni anche di Daniele Zambelli, professionista della creatività, Marco Bentivogli, giornalista, Flavia Barca, progettista socio-territoriale, Andrea Moro, architetto, Anna Laura Palazzo, urbanista e Alberto De Toni, ingegnere economico gestionale.

Le linee tracciate in quest’incontro rendono evidente che gli odierni processi di cambiamento, rapidi come non mai, necessitano di risposte attuali, che comprendano il senso di ciò che sta accadendo e che rispondano agli impulsi interagendo con essi con il loro stesso linguaggio. La trasformazione tecnologica è una rivoluzione culturale che necessita di schemi nuovi, di nuove mappe mentali: ci è ormai chiaro che è impossibile risolvere questioni nuove applicando schemi vecchi, cadendo in insopportabili anacronismi.

Per molto tempo lo spazio digitale è stato pensato in contrapposizione a quello fisico: la situazione pandemica che abbiamo vissuto ci ha invece insegnato che il digitale non distrugge lo spazio fisico, ma lo trasduce, ne decide la sua natura ultima. Ha reso la camera un’aula, la cucina un ufficio.

Questa sua potenza potrà essere motore trasformativo non solo per gli spazi ma anche per l’intelligenza collettiva. Speranza e obiettivo, evidenziati in chiusura anche dal presidente dell’Osservatorio del paesaggio delle Colline dell’Alta Marca Roberto Masiero, sono quelli di riuscire a creare un gemello territoriale nelle colline patrimonio Unesco dell’Alta Marca Trevigiana, capire le opportunità che ne derivano e beneficiare dell’innovazione che porta con sé.

(Foto: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
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