Francesca Mannocchi racconta la guerra a “Pieve Incontra”: “Gaza, tragedia disumana. Pace? Nemmeno nei giovani”

Una voce autorevole e chiara, segnata però dalla verità e dalla drammaticità della guerra, ha rotto il silenzio delle vittime innocenti e dell’indifferenza assordante che le circonda. Francesca Mannocchi, giornalista e documentarista romana, è stata ospite sul palco di “Pieve Incontra”. Ieri sera, martedì 15 aprile, il Teatro Careni era gremito in ogni sua parte.

Francesca Mannocchi

43 anni, regista e autrice di eccezionali reportage dai fronti bellici e del pluripremiato documentario “Lirica Ucraina”, Mannocchi è inviata di guerra a Gaza e in Ucraina, temi al centro del suo racconto, toccante e di certo sconcertante nella sua lucidità e tragicità.

La rassegna di incontri culturali, promossa dalla Città di Pieve di Soligo, era stata inaugurata il 20 marzo scorso con il cardinale Matteo Maria Zuppi.

Una lunga e consolidata esperienza sul campo, quella di Mannocchi: “Racconto la guerra dando voce ai sopravvissuti – ha affermato -. Sono stata in prima linea, e ho parlato con i soldati che oggi combattono, ma che prima facevano altro; con chi ha perso un figlio, oppure chi ha subìto l’amputazione di un arto, magari senza anestesia”.

“In Ucraina la diplomazia ha fatto il suo dovere. Ma …”

A poche ore dalla strage della “Domenica delle Palme” a Sumy – l’attacco russo ha causato almeno 34 morti e oltre 120 feriti – l’ospite ha denunciato la gravità della situazione della terra ucraina, da oltre tre anni sotto l’incubo della guerra, tra bombardamenti, crisi umanitaria crescente e popolazione stremata dal conflitto.

“La diplomazia occidentale ha lavorato a lungo per una mediazione, ha fatto il suo dovere anche prima dell’inizio della guerra, aprendo la via del dialogo e della persuasione – ha ricordato – che però non hanno funzionato. Di fronte a questo tentativo, Putin ha invaso ugualmente l’Ucraina usando le armi. Non si tratta di fallimento della diplomazia, ma di un dittatore che ha invaso un Paese nonostante la diplomazia”.

“Non credo che l’Europa si stia comportando male come è descritta – ha osservato –. Con la democrazia si sta facendo il possibile. L’Unione Europea si è accorta della necessità di mettere in comune politica estera, intelligence e difesa, e ha proposto così il piano “Rearm Europe”, peraltro con una scelta lessicale ‘disgraziata’ perché non aiuta a comprendere l’importanza del concetto”.

“Nessuno si augura la guerra – ha evidenziato -, ma in questo scenario non possiamo escludere che succeda. La nostra generazione fa parte di un’Europa che abbatteva muri e usava nuovi strumenti di pace. Dopo 30 anni qualcosa è andato storto, e dobbiamo agire di conseguenza”.

Gaza, la guerra dimenticata: “È pulizia etnica”

“Dal 2 marzo scorso, giorno in cui il Primo ministro di Israele Netanyahu ha interrotto la tregua a Gaza ricominciando i bombardamenti, nella Striscia non entrano aiuti umanitari: farina, carburante, medicine, corrente – ha ricordato la giornalista -. Non trovo altra definizione per questa situazione che pulizia etnica”.

Nell’ultimo anno e mezzo si calcolano 51 mila morti, di cui 17 mila bambini. “Un episodio tra mille che si potrebbero raccontare – ha detto ancora Mannocchi -: tra sabato e domenica è stato colpito l’ultimo ospedale funzionante. Una lista di crimini così lunga da non poter essere in nessun modo proporzionata alla strage perpetrata da Hamas il 7 ottobre 2023. È una punizione collettiva ai danni della popolazione, con azioni vietate dal diritto internazionale”.

“Quasi un milione di ragazzi sotto i 16 anni non va più a scuola, è senza familiari e non ha una casa in cui ripararsi – ha ricordato -. I cosiddetti ‘minori a cui non è rimasto nessuno’ sono affidati a sconosciuti”.

Critica anche la sua posizione rispetto all’arrivo di Netanyahu a inizio aprile in Ungheria dall’alleato Viktor Orban: “Su di lui pende un mandato di cattura emesso della Corte penale internazionale. Nessuno ha espresso indignazione per il fatto che è stato accolto dagli onori della politica e ha attraversato lo spazio aereo nazionale”, ha osservato.

Agli studenti del “Casagrande”: “Sono disperata, convivenza pacifica nemmeno nei giovani”

Una ventina di alunni del Liceo Marco Casagrande di Pieve di Soligo – scientifico, scienze applicate e scienze umane – hanno partecipato in questi mesi ad un gruppo di studio sui temi della guerra dall’ultimo libro di Mannocchi, “Sulla mia terra”, guidato dalle docenti Maria Elisa Lazzari e Laura Da Dalt. Ieri sera erano presenti e hanno condotto una breve intervista all’ospite a partire dalla natura del suo lavoro.

Mannocchi con i rappresentanti della Giunta comunale e la conduttrice Rasera

“Il giornalismo è una professione tutt’altro che morta – ha ribadito con forza –. Quello che un inviato vede sul campo è la verità fattuale, ed è inappellabile. Gli unici compromessi si fanno con la propria coscienza: quanto posso avvicinarmi a una persona che soffre?”.

Gli studenti hanno menzionato il caso di Cecilia Sala, imprigionata in Iran a dicembre scorso, e hanno ricordato i rischi per la vita che corre un giornalista: “Il nostro – ha detto Mannocchi – è un pericolo scelto e calcolato. Nulla in confronto a quello che le persone sono costrette a vivere lì ogni giorno”.

Infine, una nota di sfiducia nelle parole di Mannocchi, che ha in programma presto un viaggio al confine con il Sudan: “Nemmeno i giovani hanno strumenti per la convivenza pacifica. Ci sono alcune storie edificanti, ma sono scollate dalla dimensione quotidiana. Continuiamo a seminare il lessico della pace, ma insegnarlo vivendo qui è molto più semplice. Non solo non sono ottimista: sono disperata. Una volta c’era una flebile fiammella di speranza. Ora non più”.

Durante la serata, coordinata da Adriana Rasera, è intervenuta per i saluti istituzionali l’assessore comunale alla cultura Eleonora Sech. Presenti anche gli assessori Valentina Lucchetta e Mohammed Hammouch e la consigliera Elda Bernardi.

La consegna della bottiglia da parte del Consorzio di Tutela Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg

Alla fine, Mannocchi ha ricevuto in dono una bottiglia da parte del Consorzio di Tutela Prosecco Conegliano Valdobbiadene Docg, presente con il consigliere Giuseppe Collatuzzo. La rassegna è realizzata grazie al sostegno di numerose realtà locali, tra cui Latteria Soligo e Gruppo Hera Ascotrade.

(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Beatrice Zabotti)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Total
0
Shares
Related Posts