Dopo la triennale è riuscito a entrare alla “Aarhus School of Architecture” ed è andato a studiare in Danimarca, nonostante la criticità d’impatto con una realtà molto diversa da quella italiana, tanto a livello culturale, quanto a livello di usi e costumi, di clima e alimentazione.
La sua tesi sugli effetti del cambiamento climatico sul paesaggio della costa occidentale francese ha sbalordito la giuria del premio “Nationalbankens Jubilæumsfond travel grant”, che ha giudicato da primo posto il progetto del giovane architetto italiano.
Parliamo di Francesco Cauda, un ragazzo italiano ma anche un po’ parigino e danese, che ha già fatto esperienza di culture e realtà molto distanti da quelle della sua terra d’origine.
“Tutto è iniziato al liceo, – spiega Francesco – frequentavo lo scientifico al Marconi di Conegliano e ho avuto la fortuna di essere seguito fin dal secondo anno da un professore di storia dell’arte architetto, che ci ha insegnato anche qualche fondamento di architettura e storia dell’architettura. Da lì è nato un leggero interesse nella materia. Poi in quinta superiore, quando è arrivato il momento di decidere cosa fare da grande mi sono iscritto, fortemente convinto, alla facoltà di architettura di Venezia, lo Iuav, e lì ho cominciato ad entrare davvero in contatto con la disciplina”.
Già durante la triennale, volendo ampliare i propri orizzonti di conoscenza, ha cominciato a interessarsi alle realtà presenti all’esterno delle mura accademiche, per muovere i primi passi all’interno degli studi di architettura collegati ai vari corsi di laurea. In questo modo, ha iniziato a comprendere cosa significasse “fare architettura”, all’interno di studi a Venezia, Vicenza e successivamente anche a Milano.
“Finita la triennale, laureatomi quindi nel percorso base, mi sono preso un anno di pausa per cercare di capire come investire gli ultimi due anni di formazione al meglio, considerando anche le mie attitudini, ciò che mi piaceva di più. In quell’anno ho fatto altre esperienze di tirocinio, ho migliorato il mio inglese con l’idea di andare a studiare all’estero, con l’intento di uscire dalla zona di comfort che mi ero creato qui a casa, a Venezia, nell’ambiente accademico che conoscevo ormai da tre anni”.
Ed è così che, riuscito ad entrare alla scuola di architettura di Aarhus, la seconda città della Danimarca, si è trasferito per completare i suoi studi.
A metà della magistrale si è aperta una possibilità che ha colto al volo: fare un’esperienza lavorativa a Parigi, luogo in cui tornerà a lavorare a giorni. Dopo un anno nella capitale francese, è tornato in Danimarca per finire la magistrale e scrivere la tesi, poi largamente premiata.
Per i giovani ha un messaggio: “Affrontate le cose facendo tremendamente sul serio”. Questo è ciò di cui hanno bisogno i giovani per riuscire a realizzarsi: trovare qualcosa per cui sono disposti a lavorare tanto, con grande impegno e non farsi spaventare dagli errori, perché non si può sapere se una strada sarà quella giusta prima di percorrerla, come non è detto che ottimi risultati accademici siano conseguenza di aver trovato il proprio cammino.
Divenuto architetto paesaggista, uno degli argomenti centrali della sua ricerca rimane il cambiamento climatico e i problemi che porta con sé. Tutte le esperienze estere che ha fatto, e che farà, si augura un giorno possano essere utilizzate per cercare di migliorare il posto in cui è nato, per esempio accertandosi che la nomina a patrimonio Unesco delle colline del prosecco di Conegliano e Valdobbiadene non sia un mero volano economico ma che possa portare chi le vive a riflettere su un futuro più sostenibile.
(Fonte: redazione Qdpnews.it).
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