Il Consorzio di tutela Docg scrive ai produttori vinicoli sulla questione della denominazione, parola chiave: “chiarezza”

Dopo il recente clamore per il riconoscimento Unesco alle colline di Conegliano Valdobbiadene, la denominazione Conegliano Valdobbiadene prosecco superiore Docg è tornata alla ribalta della cronaca con nuovi argomenti che confermano il “mito” del vino delle nostre zone.

È con una lettera aperta ai produttori che ora il  Consorzio, alla luce della recente discussione pubblica in merito alla denominazione, tiene a ribadire alcune caratteristiche ritenute fondamentali.

Il Consorzio del Conegliano Valdobbiadene prosecco Docg da dieci anni si adopera per l’aumento del valore di lungo periodo per la denominazione e non ha mai fatto passi indietro in questo cammino di qualità, seguendo un percorso che si è sviluppato in diversi punti, come la comunicazione tramite i valori distintivi quali la cultura del “fatto a mano” e “viticoltura eroica”; la vigilanzaa e tutela della denominazione; l’introduzione del protocollo viticolo e dell’osservatorio economico; l’iscrizione a paesaggio storico rurale nel 2016: tutto ciò ha contribuito fortemente a far conoscere le nostre colline in Italia e nei principali mercati esteri.

Come dimostrazione tangibile dell’efficacia delle azioni dei produttori e del Consorzio, dal 2009 ad oggi le vendite del Conegliano Valdobbiadene prosecco Docg sono passate da 60 milioni e 800 mila a 90 milioni e 600 mila bottiglie, mentre sono oltre 100 i paesi del mondo verso i quali si esporta il 38.3% dell’intera produzione.

In tutto ciò risulta particolarmente evidente il continuo adoperarsi a difesa delle ripide colline, il vero cuore pulsante della denominazione. Per questi motivi osserviamo con attenzione tutto ciò che incide direttamente sulla reputazione della denominazione stessa, a favore di un ulteriore decennio di successi: ad esempio il tema legato al nome del prodotto, che deve rispettare la nostra identità e contemporaneamente consentire un’efficace competizione sui mercati mondiali, permettendo al pubblico di riconoscerci immediatamente rispetto agli altri vini in commercio.

“Siamo Conegliano Valdobbiadene”, recita la nostra più recente campagna pubblicitaria, “il regno del Prosecco Superiore”: in questa semplice frase è contenuta la nostra strategia relativa all’evoluzione del nome, con il progressivo spostamento dell’accento verso il territorio, senza mai perdere il dovuto rispetto delle radici.

Di basilare importanza è dunque dimostrare con i fatti e comunicare in modo corretto e inequivocabile la superiorità della nostra viticoltura e del nostro vino che è origine di un fenomeno mondiale, grazie all’indiscussa superiorità del territorio collinare dove abitiamo e lavoriamo da generazioni, con una storia che non ha eguali perché fondata su di un rispetto delle tradizioni che è diventato cultura di ciascuno di noi.

Questi concetti si affermano solo grazie all’azione coesa di tutti, coerente con i principi che ci contraddistinguono e ci rendono forti. Del resto, già oggi chi voglia non riportare il termine Prosecco sulle etichette lo può fare, quindi non ci servono le polemiche, fermo restando che quello che si mette in bottiglia è il prosecco originario, quello superiore di Conegliano Valdobbiadene, il migliore che ci possa essere e il migliore che noi, mai appagati, sappiamo produrre nel rispetto dei trecento anni di storia e delle fatiche di tante generazioni.

La denominazione è patrimonio della collettività dei consorziati, ciascuno dei quali ha la responsabilità di lavorare nel medio-lungo termine: il confronto su argomenti importanti come questi deve avvenire nei luoghi deputati, ovvero nei consigli e nelle assemblee del Consorzio, dove infatti il dibattito sul nome è stato affrontato e sarà nuovamente esaminato nei prossimi mesi e dove l’interesse della denominazione, della sua reputazione e del suo valore continueranno a prevalere su ogni protagonismo aziendale.

Per quanto riguarda la vendemmia, quest’anno si è ritornati in un certo senso ai vecchi tempi, con una tempistica più spiccatamente autunnale: che questo fatto possa essere di buon auspicio per una denominazione di immense tradizioni come la nostra“.

(Fonte: redazione Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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