“Il moto irresistibile della storia”: questo il titolo della summer school della Scuola di politiche di Enrico Letta, una quattro giorni tenutasi a Cesenatico dal 13 al 16 settembre, dove circa 200 giovani selezionati su un totale di più di 800 domande di partecipazione ricevute, hanno avuto la possibilità di confrontarsi con professionisti del mondo del giornalismo e del contesto politico-economico. Un appuntamento a cui era presente anche Qdpnews.it.
Da Amalia Ercole Finzi, consulente scientifica della Nasa, al docente di storia e sociologia politica Marc Lazar, dai giornalisti Enrico Mentana (nella foto con Arianna Ceschin di Qdpnews.it, ndr), Giovanni Floris, Marco Damilano, Paolo Rumiz – protagonista di un toccante reading sulla memoria del primo conflitto mondiale -, Piero Angela a Renzo Gattegna, ex presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, fino all’ex ministro dello Sviluppo economico, infrastrutture e trasporti Corrado Passera e Joacquin Almunia, ex commissario Ue Affari economici e monetari: sono stati solo alcuni dei nomi con cui i partecipanti della summer school hanno avuto l’opportunità di confrontarsi e relazionarsi.
“Il 10 settembre del 1938 sono state pubblicate in Italia le leggi razziali – ha spiegato Enrico Letta – mentre 10 anni fa il fallimento della Lehman Brothers dava il via a una crisi mondiale che stiamo ancora vivendo. C’è il rischio di dimenticare il passato, pertanto la necessità è quella di collegare passato, presente e futuro”.
Storie di vita, storie professionali, storie di figure indimenticabili si sono intrecciate in questa summer school, dove il passato è stata la chiave di lettura per comprendere e analizzare il presente e tratteggiare il futuro.
Tra i momenti più emozionanti di questa quattro giorni c’è stato sicuramente il reading di Marco Damilano, direttore de “L’Espresso”, dal titolo “Un atomo di verità. In ricordo di Aldo Moro”: l’esplorazione dei momenti salienti della carriera del politico fino agli ultimi tragici istanti del suo rapimento, la lettura di materiali d’archivio privati e le numerose foto scattate al celebre giurista italiano, hanno scatenato una profonda riflessione sulla figura del politico in genere.
“Senza la politica manca all’uomo l’ambiente in cui costruire il proprio mondo”, è stato il motto di Moro ricordato da Damilano, assieme a un altro aforisma dall’elevato livello evocativo: “La verità è più grande di qualsiasi tornaconto. Toglietemi un atomo di verità e io sarò comunque un perdente”.
Un’attenta analisi del Paese, “il Paese che chiede poco alla politica e non chiede di risorvergli il problema” è stata invece condotta da Giovanni Floris, il quale si è dimostrato molto critico verso la tendenza “a dare la colpa a chi ci rappresenta senza pensare che è gente che abbiamo scelto noi”, a lamentarsi prima di capire.
La critica di Floris, inoltre, è andata anche al concetto di alternanza scuola-lavoro, che crea “un fraintendimento del valore dello studio, diverso dal lavoro, ovvero la conseguenza di quanto imparato a scuola”. “Il problema del ruolo del professore – ha proseguito Floris – è che noi non lo riconosciamo e noi non vediamo i vari ruoli: il professore ti insegna a fare una scelta tra le cose, ma fuori dall’aula tutti quanti mancano di rispetto alla sua figura”.
Il sociologo Marc Lazar, da parte sua, ha definito una “popolocrazia” la società d’oggi, con la sua visione di “una casta in posizione di leadership che complotta contro il popolo”.
Ma tra tutti gli interventi, quello più atteso e che ha forse sorpreso in maniera maggiore l’uditorio per i suoi contenuti, è stato quello di Enrico Mentana, il quale ha espresso un giudizio molto duro sul giornalismo italiano odierno: “Abolirei tutte le scuole di giornalismo e tutti gli ordini, perché sfornano troppe persone per una professione che sconsiglio a tutti di fare”.
“La crisi economica – ha proseguito Mentana – ha ridotto il numero delle vendite dei giornali e la gente ha capito che con l’allargamento del web trova la stessa notizia gratis. Le scuole di giornalismo e gli ordini sono al di fuori d’ogni logica: chiunque incorra nella notizia la può fare. Poi si parla tanto delle notizie false: contro le cattive notizie sul web sono convinto che la soluzione sia quella di scegliere una fonte di fiducia”.
A chiudere questa ricca e intensa quattro giorni, è stato Piero Angela – che il prossimo dicembre spegnerà 90 candeline – il quale ha regalato al pubblico la sua visione della storia contemporanea: “Tutto quello che vediamo attorno a noi è frutto della fantasia e dell’immaginazione dell’uomo”.
“La vera democrazia – ha proseguito Angela – inizia quando c’è istruzione e un benessere tale da permettere alle persone di essere più indipendenti. Da 15 anni non cresciamo come Paese, ma la crescita non basta e lo sviluppo deve essere equilibrato. La ricchezza la crea chi innova, chi semina idee”.
“Abbiamo necessità di una programmazione del futuro – ha concluso il giornalista – ma raramente si parla di problemi concreti. Le scuole non spiegano il metodo, l’etica e il ruolo della scienza: serve una filosofia della tecnologia per sapere come funziona”.
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(Fonte: Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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