Non ha certo bisogno di molte presentazioni Flavio Pagano (nella foto), scrittore e giornalista, editorialista del Corriere del Mezzogiorno e curatore di una rubrica sul portale online del settimanale Donna Moderna. Pagano, ospite nella redazione di Qdpnews.it, ha spiegato i temi affrontati non solo nella scrittura giornalistica, ma anche in quella narrativa, come nel caso del suo ultimo volume edito da Sperling & Kupfer, dal titolo “Infinito presente”, opera che coniuga l’esperienza vissuta dallo scrittore a fianco della madre affetta da Alzheimer.
QDP. Lei tratta tematiche relative anche alla questione della malattia. In questo frangente, quanto è importante la figura della famiglia?
FP. Sicuramente è un’immagine legata anche al tema dell’amore e ha senz’altro un ruolo importante. Di fronte alla malattia, come l’Alzheimer che ho raccontato e del quale mia madre è stata affetta, la famiglia o scoppia oppure si rinsalda ed ecco, in questo secondo caso, che l’esperienza può divenire addirittura positiva. Dalla mia vicenda personale ho fatto mio il detto “carpe diem” e in quegli attimi il malato ha ancora molto da insegnare.
QDP. Secondo lei perché è importante parlare di queste tematiche?
FP. Penso che siano quelli i momenti veri della vita. Oggigiorno viviamo molto nel presente, siamo pigri, tendiamo a svalutare o a non valorizzare nel modo corretto alcune cose: in questo scenario, quindi, è necessario recuperare l’importanza dell’attimo. Ora come ora l’età della vecchiaia si è allungata e c’è la capacità di mantenere sempre un certo senso di ironia da parte dei nostri cari. Mi viene in mente ciò che diceva Leopardi, ovvero che “chi ha il coraggio di vivere è il padrone del mondo”.
QDP. Come si può trasmettere il segreto della vita anche durante la malattia?
FP: Mia madre è rimasta madre fino alla fine nel dirci queste parole: “Non vi preoccupate per me, non vi rovinate la vita”. Penso che ciò sia possibile tramite una testimonianza di valori. Io, ad esempio, in alcuni momenti venivo considerato un estraneo che cercava di carpire qualcosa a danno dei figli, tanto che lei stessa mi ripeteva: “Io non parlo dei miei figli con un estraneo.
QDP. Sta già scrivendo qualcosa di nuovo? E se sì, su questo oppure su altre tematiche?
FP. Sì e stavolta si tratta di un’opera che ha come argomento il lasciarsi nel senso più ampio. Il lasciarsi e ritrovarsi è una pulsazione ed essenza della vita. L’importante è che nel corso della separazione non avvenga mai una svalutazione, bensì un compimento e una conquista di qualcos’altro. Con il termine “lasciare” si può intendere un trasloco, la perdita di un animale a cui si era affezionati oppure la fine di un’immagine di se stessi. In quest’ultimo caso termina una parte di sé perfetta, si cambia la percezione delle cose, si modifica la prospettiva e il senso della vita sta molto nel separarsi e nel ritrovarsi.
QDP. Dal punto di vista del mercato editoriale, come vengono accolti testi di questo tipo?
FP. Si tratta di un genere affine alla narrativa e non ho incontrato difficoltà, in quanto ho un passato da autore, con delle traduzioni di miei scritti in inglese e polacco. Posso dire che è un taglio nuovo di fare scrittura che viene accolto con favore. Tuttavia, bisogna stare attenti a non trasformare il racconto della malattia in una moda.
(Intervista a cura di Arianna Ceschin © Qdpnews.it).
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