La rabbia di amici e cittadini per la morte di Adriano Armelin: “Non si può morire così, ora abbiamo paura”

L’uccisione di Adriano Armelin, residente in via Schiratti, ha destato vasto cordoglio e grande sgomento in città.

Lo sconcerto dei pievigini è forte, come grande è la rabbia: “Sconvolge che sia potuto accadere in una strada cosi trafficata come via Schiratti – afferma una cittadina – siamo proprio in prossimità del centro, dove uno si dovrebbe sentire più sicuro che nelle zone più periferiche”. “Scene da Far West – scrive un’utente di Facebook – non ci sono parole per uno scempio simile. (Il responsabile) andrebbe punito duramente”. C’è anche chi però si mostra sfiduciato e disilluso: “Un classico, scommetto che in due giorni se la cava e poi dovremo pure pagargli le cure, se si è fatto male come sembra – dice un pievigino – la dura verità è questa: va a finire che chi ha difeso l’anziano rischia più dell’aggressore. Per non parlare di chi ci ha rimesso la vita. E per cosa? Una cosa da matti, solo in Italia si sentono queste storie”. “Speriamo diano la giusta condanna al ragazzo ma ho molti dubbi su questo visto come va in Italia” è il commento che rappresenta la maggioranza dei giudizi esposti nel web.

Ha parlato anche l’ex socio in affari di Adriano Armelin, che dal 1956 con lui ha lavorato e gestito l’officina di elettrauto, ormai chiusa da 20 anni: “lo ho scoperto tutto stamattina da Qdpnews.it, ora ho saputo che è mancato: è orribile, sono scosso. Continuo a chiedermi come sia riuscito a entrare in casa di Adriano quell’uomo”. Anche un amico commenta scioccato: “Dovevamo vederci questa mattina a bere il caffè come sempre in piazza a Solighetto. Adriano non teneva chissà quanti oggetti di valore o denaro in casa, se quell’uomo doveva prendergli qualcosa doveva per forza ridurlo in quelle condizioni? Adriano non mi ha mai detto di aver visto gente strana vicino a casa sua, è una cosa indecente. Non si può andare avanti così, le leggi vanno cambiate. Punto”.

Chi abita nella zona ammette di non essere sereno: c’è paura tra i residenti perché “è stato un fulmine a ciel sereno con una violenza inaudita” commenta un vicino. Un’altra vicina dell’anziano, intercettata mentre rientrava in casa, si è dichiarata altrettanto sorpresa e spaventata: “Ho visto solo i Carabinieri, quindi non so esattamente come sia andata. Il signore era in gamba, lo vedevo sempre molto indaffarato. Non mi aspettavo una cosa del genere proprio qui e sì, fa paura”.

Insomma, lo sconforto e la rabbia continuano a dominare gli animi dei residenti in via Schiratti e non solo, che attendono gli esiti delle indagini e si auspicano che la giustizia faccia il suo corso.

“Domani sarò a messa alle 8, sullo stesso banco, ma senza di lui – commenta commosso Pietro Zaccaron, amico pievigino di Armelin -. Da cinque anni ci sedevamo vicini e partecipavamo alla prima messa domenicale, e poi ci recavamo puntuali a bere il caffè all’Osteria Cicci a Pedeguarda. Ci conoscevamo da quasi quarant’anni, quando lavoravamo entrambi per la Pievigina (società calcistica della città, ndr): io come dirigente sportivo, lui come sponsor e consigliere del direttivo. Già durante quel periodo avevamo avuto tante occasioni di dialogo e collaborazione, per cui era nata una cordiale amicizia”.

“Ci uniscono tanti bei ricordi insieme – prosegue Zaccaron, mentre nella sua casa di Pieve di Soligo il cellulare continua a squillare perché sono tanti coloro che vogliono condividere con lui lo sgomento e il dolore per quanto avvenuto -. L’ho visto per l’ultima volta giovedì pomeriggio, all’entrata del supermercato, entrambi convinti che ci saremmo rivisti domenica mattina in chiesa. Adriano era un grande appassionato di montagna: una volta all’anno ci recavamo nella sua casa di Laggio di Cadore e andava fiero della panchina che aveva costruito a Praderadego, da cui ammirava soddisfatto tutta la Vallata. Adriano era un uomo buono e generoso, profondamente religioso, estroverso e sincero”.

(Ha collaborato Beatrice Zabotti. Foto: per concessione di un lettore).
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