La discussione sul disegno di legge Zan, che prende il nome dal deputato del Partito Democratico Alessandro Zan, primo firmatario del testo, si è trasformata in una battaglia ideologica.
Il provvedimento, che ha lo scopo di contrastare l’omo-lesbo-bi-transfobia, le discriminazioni e le violenze per l’orientamento sessuale, il genere e l’identità di genere, si trova al momento in fase di discussione al Senato, dopo essere rimasto bloccato per quasi sei mesi nella Commissione a Palazzo Madama.
Mentre a livello mediatico la vicenda continua ad essere affrontata esacerbando le contrapposizioni, chi si batte ogni giorno per la difesa dei diritti della comunità Lgbt+ cerca di far comprendere all’opinione pubblica cosa rappresenti per queste persone il disegno di legge di cui tanto si parla.
Su questo argomento è intervenuta anche Manuela Pelizzon, presidente di Agedo Treviso, un’associazione costituita legalmente nell’ottobre 2019 ma presente sul territorio da molti anni.
Agedo è un’associazione nazionale costituita da genitori, parenti e amici di persone Lgbt+ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali…) che si impegna per il riconoscimento dei loro diritti civili, dell’orientamento sessuale, dell’identità di genere e della loro inclusività sociale.
“Negli ultimi anni c’è stata un’escalation di atti di violenza nei confronti della comunità – spiega Pelizzon – Si tratta di situazioni quasi quotidiane spesso non denunciate a causa di un vuoto normativo. Nell’Alta Marca Trevigiana non abbiamo avuto segnalazioni di violenze fisiche ma soprattutto di insulti verbali o discriminazioni. Questo disegno di legge è importante perché i nostri figli sono ancora considerati un mondo a parte e non parte del mondo, come diciamo sempre noi”.
“Riteniamo che questo provvedimento, che va a integrare la Legge Mancino, costituisca un deterrente importante nei confronti di chi discrimina la comunità Lgbt+ – continua – Attualmente, se viene picchiata una persona per il colore della sua pelle il giudice considera l’aggravante per questioni etniche. Se vengono picchiati un gay o una lesbica per il loro orientamento sessuale, invece, non c’è l’aggravante ma si parla ancora di ‘futili motivi’. Per questo abbiamo bisogno di questa legge: perché si tratta di motivi specifici”.
Pelizzon ha voluto precisare che questo provvedimento non parla di “genitore uno” o “genitore due”, una vera fake news e un aspetto sul quale puntano certi esponenti politici per distogliere l’attenzione sul vero contenuto della legge.
“Su questi argomenti è giusto che la Chiesa si esprima ma, visto che viviamo in uno Stato laico, non può condizionare chi deve legiferare – aggiunge il presidente di Agedo Treviso – Nell’Alta Marca Trevigiana questi temi si conoscono poco e il nostro compito è quello di educare alla conoscenza e all’accettazione, che non significa andare a fare proselitismi e propaganda nelle scuole dove purtroppo esiste anche il fenomeno del bullismo omo-lesbo-bi-transfobico”.
“Tu vuoi ancora bene a tuo figlio? I tuoi genitori ti vogliono ancora bene?”: queste sono le principali domande che gli studenti fanno ai volontari di Agedo in occasione dei loro interventi nelle scuole.
“La grande paura dei giovani è che dopo il coming out la famiglia possa reagire male non comprendendo la situazione – continua – Mio figlio è omosessuale e ricordo ancora quando ce l’ha detto in famiglia. Dopo la terza superiore ha voluto fare un’esperienza all’estero ed è andato in Nuova Zelanda. Al suo ritorno l’ho trovato molto determinato e un giorno si è messo a tavola con sua sorella, che sapeva tutto, e piangendo ci ha parlato del suo orientamento sessuale. Mio marito gli ha detto: ‘Se piangi vuol dire che stai male, che non è una cosa che ti fa stare bene’. Mio figlio ha risposto che piangeva perché è molto difficile parlare di queste cose con le persone”.
“Io l’ho abbracciato e gli ho detto che gli avevo sempre voluto bene e che in quel momento gliene volevo ancora di più – conclude Pelizzon – La sera avevo una pietra nello stomaco e in quelle situazioni una mamma comincia a dire: ‘dove ho sbagliato?’. Non conoscevo quel mondo, quindi sono entrata in internet e ho trovato la realtà di Agedo. La mattina dopo ho chiamato l’associazione dicendo di essere una mamma e dall’altra parte una volontaria si è dimostrata subito disponibile ad incontrarmi. Ho preso la macchina, sono andata a Conegliano e le ho raccontato tutto facendomi un bel pianto”.
Da quel momento è iniziato l’impegno di Manuela in Agedo Treviso, prima come semplice attivista e poi come presidente di questa realtà che fornisce un supporto a tutte le famiglie nelle quali sono presenti delle persone Lgbt+.
Lo sportello di Agedo Treviso si trova in via Maset 1 a Conegliano (Casa delle associazioni) ed è aperto il primo e terzo venerdì del mese dalle ore 18 alle 19.30.
(Foto: Agedo Treviso).
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