Robert Francis Prevost è il 14esimo pontefice ad aver scelto il nome Leone. Il 69enne agostiniano statunitense è stato eletto ieri 8 maggio, nella sorpresa di tutti, nuovo pontefice della storia della Chiesa cattolica.
Qdpnews.it – Quotidiano del Piave si trovava a San Pietro ieri al momento della fumata bianca, arrivata poco dopo le 18, dell’annuncio e dell’affaccio sulla loggia del nuovo pontefice, e può attestare, prima, l’incredulità dei presenti e, dopo, l’emozione per le prime parole di Leone XIV, che è già entrato nei cuori dei fedeli per la sapienza teologica e umana con cui si è presentato al mondo.
Leone: un nome per un programma “sociale”?
Leone è un nome che tra i papi mancava da oltre un secolo. Se diventerà anche un programma, lascia intendere un’attenzione per le questioni di giustizia sociale. A lungo missionario in Perù, Prevost ha di certo conosciuto e toccato con mano le fragilità economiche, sociali e culturali del “Terzo mondo”, e la volontà di chiamarsi Leone certo richiama il pontificato dei suoi “omonimi” predecessori.
In particolare, Leone XIII, al secolo Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci, fu Papa tra Pio IX e Pio X per 25 anni, dal 1878 al 1903. Egli è ricordato per la celebre enciclica sociale Rerum Novarum del 1891, con la quale la Chiesa cattolica si pose in grado di affrontare le sfide della modernità come guida spirituale di tutto il mondo, avvicinandosi alla nascente questione operaia e alla dignità dei lavoratori, e formulando anche i fondamenti della Dottrina sociale della Chiesa. Proprio per questo a Leone XIII venne attribuito il nome di “papa dei lavoratori”.
Il Beato Toniolo e la Rerum Novarum
Alla Rerum Novarum contribuì in modo speciale il docente e sociologo trevigiano Giuseppe Toniolo, beato dal 2012, primo economista a salire agli onori degli altari nella storia della Chiesa, le cui spoglie mortali riposano nel Duomo di Pieve di Soligo: maestro della cooperazione, egli, con il suo pensiero-azione, fu attento alla crisi sociale ed etica associata all’emergere dei poli opposti del socialismo marxista e del liberismo sfrenato in Europa.
Il Toniolo fu convinto interprete della Dottrina sociale e grande propugnatore del messaggio cristiano dell’enciclica, cui collaborò anche probabilmente nella stesura. Nel 1894, con il “Programma di Milano”, Toniolo intese rilanciare i principi dell’enciclica ribadendo la necessità di occuparsi della classe operaia per farla uscire dalla condizione di subalternità.
Lo stesso accadde con il manifesto tonioliano condensato nei 12 punti del programma sociale della democrazia cristiana del 1899, che rappresenta una visione meditata e concreta sulle riforme da compiere per migliorare le situazioni di vita delle persone, dei lavoratori e delle comunità. Peraltro, questi punti fanno da riferimento alla “Carta Toniolo” presentata di recente dall’Istituto Beato Toniolo della diocesi di Vittorio Veneto.
Non si può dimenticare, infine, la consonanza profonda fra il primo messaggio del nuovo Papa Leone XIV sul tema della pace, da lui auspicata con grande forza e chiarezza, e l’aspirazione alla pace che per il Toniolo fu condensata nel 1917, durante la Grande Guerra, con la richiesta a Benedetto XV della nascita di un Istituto internazionale per la pace.
Un forte legame dunque, tra il beato trevigiano e papa Leone nel segno della sensibilità verso le disuguaglianze e la povertà, e l’impegno per la pace e la giustizia sociale, e che ora sono custodite nel nome – e, a questo punto, anche nel programma – del nuovo pontefice.
(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto: Beatrice Zabotti)
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