Gli occhi lucidi li aveva lui, il nuovo Papa, e li aveva anche tutta Piazza San Pietro. Un’emozione grandissima per le decine di migliaia di persone che hanno assistito all’annuncio e alla prima apparizione del pontefice eletto oggi 8 maggio, Robert Francis Prevost, statunitense, che ha assunto il nome di Leone XIV.
Agostiniano 69enne, nato a Chicago (Illinois) il 14 settembre 1955 da Louis Marius, di origini francesi e italiane, e Mildred Martinez, di origini spagnole.


Ha lavorato a lungo in Perù – motivo per cui ha rivolto un saluto alla comunità peruviana nel suo primo intervento – come vescovo di Chiclayo e poi vicepresidente della Conferenza episcopale peruviana, all’interno della quale è stato anche membro del Consiglio economico e presidente della Commissione per la cultura e l’educazione. Nel 2023 era stato creato cardinale da Papa Francesco e nominato prefetto del Dicastero dei Vescovi.
“La pace sia con tutti voi” ha esordito il nuovo Papa affacciandosi dalla loggia della basilica, acclamato dalla folla. “Dio ci ama tutti incondizionatamente – ha proseguito -. Conserviamo ancora nelle nostre orecchie la voce di Papa Francesco. Dio vi ama tutti, il male non prevarrà. Siamo tutti nelle mani di Dio. Grazie a Papa Francesco e a tutti i confratelli cardinali che hanno scelto me per essere successore di Pietro e camminare insieme a voi come Chiesa unita, cercando sempre pace, giustizia e di lavorare fedeli a Gesù Cristo, senza paura per proclamare il Vangelo ed essere missionari”.
Il sacerdote vittoriese: “Leone XIV sia capofila di un’ondata di pace”
In Piazza c’era anche don Andrea Santorio, giovane sacerdote della Diocesi di Vittorio Veneto, collaboratore nell’Unità pastorale La Pieve e studente alla Pontificia Università Gregoriana.
“Un momento storico per la Chiesa e l’umanità – esordisce –. L’atmosfera in Piazza San Pietro è stata intensissima, di curiosità e di preghiera, nel cuore del mondo”.
Nelle prime parole di Leone XIV, l’impegno per la pace: “Anche in merito alle tristi notizie di questi giorni – commenta don Andrea -, spero che il nuovo Papa sia capofila di un’ondata di pace pragmatica, fattiva. La diplomazia vaticana è sempre stata capace di tessere una pace ‘umile’: ora c’è bisogno di costruirla davvero, a partire da noi cristiani”.
La diocesi di Vittorio Veneto sta attendendo l’ingresso del vescovo eletto monsignor Riccardo Battocchio, ma intanto ha un nuovo pastore a cui guardare: “Non siamo più orfani – conclude, sorridendo, il giovane prete –. E intanto aspettiamo con gioia e preghiera l’ordinazione di monsignor Riccardo, il prossimo 25 maggio”.
Veneto, aspettative disattese
Prevost è il secondo papa consecutivo originario del Continente americano, ma primo statunitense. L’ultimo papa italiano rimane quindi ancora Albino Luciani, Beato Giovanni Paolo I, nato a Canale d’Agordo (Belluno), il cui pontificato durò solo 33 giorni nel 1978.
In questo Conclave era partito come gran favorito, secondo molti, il 70enne cardinale vicentino Pietro Parolin, già Segretario di Stato, ragione per la quale c’era grande fermento a Schiavon, suo paese d’origine, e in tutto il territorio regionale. La sua elezione avrebbe rappresentato un ponte con Luciani e con la “spiritualità veneta”, di profonda fede e spiccata concretezza. Aspettative disattese da questo punto di vista, ma va ribadita la capacità della Chiesa di ritrovarsi in un nuovo tempo di preghiera per la pace e impegno per la comunione della fratellanza universale, nel segno del nuovo pontefice Leone XIV.
Tomasi: “Impegno a gettare ponti”
“Quello che ci hanno fatto oggi pomeriggio i cardinali, con una fumata bianca, arrivata molto velocemente, è un dono grande – dice il vescovo di Treviso monsignor Michele Tomasi -. E’ il dono del nuovo Papa che ci dà il senso della guida del successore di Cristo per la nostra Chiesa. Sentivamo la mancanza, e ora sentiamo quanto sia bello e consolante avere il successore di Pietro che guida la nostra Chiesa”.
“Leone XIV – aggiunge il vescovo Michele – è un nome che ricorda sia l’amicizia di frate Leone con San Francesco, sia papa Leone XIII, il padre del discorso sociale della Chiesa nell’epoca moderna: una bella continuità. Come bello è stato il saluto iniziale, il saluto del Risorto: la pace. E poi, l’impegno a gettare ponti, un impegno per sé e per tutta la Chiesa. Ho trovato importante anche l’accenno alla Chiesa sinodale, che ci vede ancora tutti insieme in cammino”.
“Emozionante, poi, il ricordo pieno di gratitudine per papa Francesco, che ha riscaldato il cuore a tutti noi. Ora abbiamo papa Leone XIV: con lui cammineremo, con lui la Chiesa sarà a servizio del Regno di Dio, sarà evangelizzatrice e portatrice di speranza in questo nostro tempo che ne ha tanto bisogno”.
(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Beatrice Zabotti)
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