Prosegue la didattica a distanza anche all’Istituto comprensivo “Giuseppe Toniolo” di Pieve di Soligo, dopo lo smarrimento iniziale dovuto al fatto che, proprio nei mesi cruciali, alunni e insegnanti hanno visto interrompersi un percorso fatto di progettualità, scambi e proiezioni verso il futuro.
Molti docenti hanno preso in mano la situazione e ripensato ai loro metodi di lavoro, cercando di mettere a frutto anni di formazione e di sperimentazioni fatte sul campo.
Il comprensivo “Toniolo” ha voluto soffermarsi sul concetto della didattica a distanza, come la definiscono i media, e “Dad” per gli addetti ai lavori.
“Cos’è veramente la Dad? Cosa si nasconde dietro a un video e a una piattaforma cui si accede direttamente da casa? – ha spiegato la docente Erica Pradal del comprensivo “Toniolo” – Non si tratta di un percorso lineare, non è un pacchetto precostituito dove tutto va al suo posto appena lo attivi. Io e i miei colleghi abbiamo visto triplicare la mole di lavoro. Ognuno, infatti, fin da subito ha dovuto ristabilire un contatto con i propri alunni attraverso lo strumento che più gli era consono, WhatsApp, e-mail, registro elettronico, con tutte le problematiche legate alle abitudini familiari e alla possibilità o meno di collegarsi da casa”.
“Una volta raggiunti i ragazzi – prosegue – c’è stata la necessità di trovare una modalità di lavoro più inclusiva possibile, grazie alla quale nessuno rimanesse escluso. Molti di noi hanno attivato delle classi virtuali dove i docenti possono inserire del materiale preparato in precedenza, mettere a disposizione delle videolezioni registrate su determinati argomenti e preparare dei test da eseguire online in modo da monitorare il percorso di ognuno di loro”.
“Poi ci sono le lezioni in diretta video – precisa – In accordo con i colleghi del consiglio di classe, ogni insegnante ha stabilito degli orari in cui fare la sua lezione in diretta Skype (o attraverso altre applicazioni). I ragazzi, inoltre, caricano i lavori prodotti, in modo che noi docenti possiamo correggerli e dare una restituzione. I problemi sono tanti e spesso ci troviamo a rispondere a e-mail di ragazzi preoccupati alle nove di sera o a preparare lezioni in orari impensabili. C’è sempre qualche alunno che si perde, che non sta al passo, che avrebbe bisogno di una presenza fisica”.
“Ma la situazione è questa – conclude – e credo che tutti stiano facendo del loro meglio. Sono molte anche le soddisfazioni, non dimentichiamolo. È commovente, ad esempio, vedere i ragazzi comparire uno ad uno davanti al monitor del computer, all’ora stabilita, e accettare di tenere il microfono chiuso per favorire la connessione, intervenendo solo se necessario. Oppure vederli scrivere e-mail professionali, usando lo stesso rispetto richiesto in classe. È un periodo difficile e faticoso, ma come tale sarà anche portatore di innovazione e di cambiamenti che nel lungo tempo potranno rivelarsi fecondi”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: per gentile concessione della docente Erica Pradal).
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