La scorsa settimana, in un gruppo social di Pieve di Soligo, è apparsa una foto di un pescatore pievigino, il 34enne Luciano Carnielli (nelle foto), nella quale l’uomo teneva in mano un luccio appena pescato nel fiume Soligo.
La foto con il grosso pesce, come era facile immaginare, ha scatenato le reazioni degli utenti della pagina Facebook, curiosi di conoscere i dettagli di questo insolito incontro con un pesce che, almeno in queste zone, non è proprio così facile da vedere.
Non sono mancati i commenti di chi avrebbe preferito che l’animale non fosse stato pescato anche se, lo ha confermato lo stesso Carnielli in una risposta ad un commento, il luccio, dopo la classica foto di rito, è stato rimesso in libertà per continuare a nuotare indisturbato.
“Ho iniziato da piccolo a pescare – ha raccontato il pescatore Luciano Carnielli – grazie a mio zio Ivan che mi ha trasmesso questa passione che, per vari motivi, ho accantonato per un po’ per poi riprenderla seriamente un anno fa. In realtà, la pesca al luccio la pratico da circa 8 mesi. Il giorno dell’incontro con il luccio della foto mi trovavo in via Borgo Stolfi, a Pieve di Soligo. Avevo quasi finito la sessione mattutina di pesca quando, costeggiando il muretto davanti all’hotel Conta’, ho avvistato il luccio grazie all’acqua particolarmente limpida del fiume Soligo in quel giorno”.
“Quando ho visto il grosso pesce – ha proseguito Carnielli – sono corso a casa di mia madre, che abita a pochi passi da lì. Ho lasciato la canna da trota e ho preso quella specifica, più robusta, per la pesca al luccio. Ho montato il terminale in acciaio alla lenza: ciò è assolutamente indispensabile per chi pratica questa pesca, dato che il luccio ha un apparato boccale composto da 700 denti affilati come rasoi. Senza questo accorgimento il pesce trancerebbe il nylon comune da pesca come se fosse del burro. Sono tornato sul posto dopo 3 minuti e il luccio era ancora lì. Ho scelto un’esca artificiale e, al secondo lancio, l’animale ha abboccato”.
“Descrivere a parole – ha continuato il pescatore di Pieve di Soligo – cosa si prova quando si sfida un luccio è difficile, bisognerebbe provarlo. Se dovessi riassumere il mix di emozioni in una parola direi: “adrenalina pura”. La potenza di questi pesci è qualcosa di magico e porterò sempre con me le varie emozioni che ho provato: dall’abboccata, al combattimento in canna, ai salti fuori dall’acqua fino alla fatidica foto ricordo con conseguente ossigenazione e rilascio. In più, per noi pescatori è uno dei trofei più ambiti vista l’alta difficoltà nell’insidiarlo, soprattutto con le tecniche da esche artificiali. Non vedevo un luccio in quella zona dall’anno scorso ma era un altro esemplare, non quello pescato in foto. Per molti sarà strano ma nel fiume Soligo ci sono parecchi lucci anche se avvistarli è sempre difficile, considerando la loro grande abilità nel mimetizzarsi con il fondale acquatico“.
“Il luccio pescato nella foto (in copertina) – ha concluso Luciano Carnielli – era lungo 75 cm per 3,8 chilogrammi. Un esemplare all’incirca di 3 anni e in ottima forma. Solitamente, la presenza del luccio nei fiumi è indice di acqua pulita ma tanti pescatori, soprattutto i più anziani, lo vedono come una minaccia per le altre specie ittiche che popolano il fiume. Quindi, quando viene pescato, spesso viene ucciso e mangiato. Ad ogni modo, parlando con altri amici pescatori, si dice che i primi esemplari siano arrivati nel Soligo tramite il torrente “Taiada”, che collega lago e fiume durante il periodo delle grandi piogge, quando il lago esondava. Concludendo, consiglio a tutti i ragazzi giovani di avvicinarsi a questo magnifico sport perché regala grandi emozioni e soddisfazioni. La pesca al luccio, ma anche la pesca in generale, è qualcosa di grandioso. Andate a pescare e vedrete. Mi raccomando: poi procedete con “catch&release”(prendere e lasciare) e quindi con l’ossigenazione e il rilascio dell’animale”.
(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto per gentile concessione di Luciano Carnielli).
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