Una manifestazione organizzata in una piazza di una città dell’Alta Marca Trevigiana non può certamente cambiare il corso della storia, ma il sit-in “Libertà per Patrick Zaki”, che si è svolto ieri pomeriggio in piazza Caduti nei Lager a Pieve di Soligo, ha rappresentato comunque una piccola goccia nel mare dell’indifferenza che contraddistingue quest’epoca storica.
La piazza di Pieve di Soligo era idealmente collegata con le piazze di Treviso, Silea e Roncade dove, nella stessa fascia oraria, si è svolta una manifestazione simile con l’unico obiettivo di chiedere la libertà per Patrick Zaki, giovane studente egiziano dell’università di Bologna che si trova in carcere in Egitto.
Oltre agli attivisti di Amnesty International Montebelluna, organizzatori dell’evento, c’erano anche dei rappresentanti di CulturalMente, Democrazia, Movimento dei Focolari di Pieve di Soligo, Anpi, Libera Contro le Mafie e Legambiente insieme a semplici cittadini che credono nella difesa dei diritti umani.
Una bella prova di civiltà per Pieve di Soligo, città che qualche settimana fa, attraverso il consiglio comunale, aveva deciso di sollecitare il governo italiano a conferire la cittadinanza italiana per meriti speciali al giovane ricercatore egiziano.
Nei cartelloni esposti durante il sit-in pacifico, che si è svolto nel rispetto delle norme anti-Covid, c’erano scritte e messaggi, sia in italiano che in inglese, per chiedere lo stop alle violazioni dei diritti umani in Egitto.
“Siamo qui per chiedere la libertà per Patrick Zaki – ha spiegato Silvia, attivista di Amnesty International Montebelluna -, lo studente egiziano che ormai da più di un anno si trova in carcere in Egitto, dov’era andato semplicemente a trovare la sua famiglia. I motivi per cui è stato incarcerato sono legati al suo attivismo in favore dei diritti umani per far crescere il suo Paese in democrazia”.
“Patrick Zaki è un prigioniero di coscienza – sostiene l’attivista – Non ci sono basi per tenerlo in arresto ed è ancora in stato di detenzione preventiva, senza la possibilità di ricevere una visita dei familiari o di avere un processo giusto secondo i valori che noi di Amnesty International difendiamo e in cui crediamo. Può sembrare strano essere qui in Italia a difendere un cittadino egiziano ma, in realtà, ognuno di noi è legato da trame invisibili: quando un diritto umano di qualcuno viene violato dall’altra parte del mondo, infatti, anche i nostri diritti umani sono a rischio”.
Il gruppo che ha partecipato al sit-in di Pieve di Soligo non si ferma qui e l’intenzione dei partecipanti è quella di ripetere l’evento ogni due venerdì, coinvolgendo altri attivisti e semplici cittadini anche in altre piazze della Provincia di Treviso.
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