Arriverà nelle prossime ore la decisione del tribunale del Riesame su Omar Faruk. E cioè se dovrà andare in carcere come chiesto dalla procura di Treviso nell’udienza che si è tenuta a Venezia.
Il 36enne, ex imam di Pieve di Soligo, accusato di aver maltrattato i bambini della scuola coranica del Centro Islamico di via Schiratti, rischia infatti che i giudici veneziani accolgano l’appello del sostituto procuratore Massimo Zampicinini contro la decisione del gip Gianluigi Zulian che, pur riconoscendo che i bambini erano “vittime di violenze fisiche e costretti a subire un clima tormentoso durante le lezioni” aveva respinto la richiesta di custodia cautelare in carcere.
Secondo il giudice, per evitare la reiterazione del reato, infatti, è sufficiente la misura cautelare del divieto di dimora a Pieve di Soligo. E su questo si è appellato Zampicinini che ha basato il suo appello su tre punti fondamentali. Il rischio di reiterazione del reato, che non sarebbe vanificato dal trasferimento dell’imam visto che nessuno gli può impedire di esercitare il suo ruolo di maestro religioso.
L’inquinamento probatorio, possibile perché essendo Omar libero può incontrare chiunque, anche le sue presunte piccole vittime o i loro genitori e quindi influenzarli.
Terzo punto, il riconoscimento del reato di violenza privata, escluso dal gip che lo ha ritenuto assorbito da quello di maltrattamenti. Secondo Zampicinini sussisterebbe invece perché i piccoli, dai 5 ai 12 anni d’età, avrebbero subito una limitazione della loro libertà personale, costretti ad apprendere a memoria il Corano, in una lingua, l’arabo, che non conoscono.
Aggiornamento delle 11.00:
Il tribunale del Riesame accoglie il ricorso della procura e dispone gli arresti domiciliari per Omar Faruk, il 36enne imam del Centro Islamico di via Schiratti a Pieve di Soligo. Per l’uomo, accusato di maltrattamenti aggravati nei confronti di cinquanta bambini che frequentavano la Scuola Coranica, la procura di Treviso aveva chiesto il carcere.
Richiesta che era stata respinta dal gip di Treviso Gianluigi Zulian, che aveva invece ritenuto sufficiente per evitare la reiterazione del reato, il divieto di dimora a Pieve di Soligo.
Motivo per il quale il 36enne si è trasferito a Pordenone. Decisione impugnata però davanti al tribunale del Riesame dal sostituto procuratore Massimo Zampicinini che ha coordinato le indagini dei carabinieri. Secondo il magistrato, infatti, il divieto di dimora avrebbe semplicemente “spostato territorialmente il problema”.
Si attendono ora le motivazioni per capire se il tribunale ha accolto anche l’istanza della procura che chiedeva che al 36enne venisse contestato anche il reato di violenza privata per aver “costretto i bambini ad apprendere a memoria il Corano in arabo”, quindi in una lingua che non conoscevano. Limitando così la loro libertà personale.
La decisione del Riesame non è comunque esecutiva, e il legale dell’imam, l’avvocato Roberto Baglioni, ha già annunciato il probabile ricorso per Cassazione. Posizione accolta dai giudici veneziani che hanno disposto la misura degli arresti domiciliari.
(Fonte: Redazione Qdpnews.it).
(foto: archivio Qdpnews.it).
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