Continuano le testimonianze dall’Alta Marca Trevigiana sulla guerra in Ucraina e sulle sofferenze della popolazione locale che scappa dal proprio Paese.
Oggi il vicesindaco di Pieve di Soligo, Luisa Cigagna, ha affidato ai social i racconti di una collaboratrice domestica ucraina che ha lavorato per la sua famiglia per 15 anni, prima di ritornare a casa lo scorso dicembre.
Cigagna spiega che, già alla fine dello scorso anno, la donna era preoccupata per la situazione dei rapporti tra la Russia e l’Ucraina.
“Le sue parole sono state purtroppo profetiche – racconta il vicesindaco – ‘Putin non si fermerà nonostante le promesse’. Da allora abbiamo seguito con attenzione l’evolversi della situazione, scrivendoci messaggi, ma le sue risposte erano sempre più pessimistiche. Dopo il precipitare della situazione, siamo riuscite a sentirci oggi, grazie a WhatsApp. Lei e la sua famiglia hanno deciso di fuggire verso la frontiera romena”.
“Ma gli uomini dai 18 ai 60 anni sono mobilitati e non possono lasciare l’Ucraina – continua – I due figli maschi si sono fermati alla frontiera, mentre lei e le nuore con i bambini hanno potuto proseguire. Stanotte sono riuscite ad arrivare in Romania e a trovare una sistemazione. Con la voce rotta dal pianto ci ha raccontato lo strazio della separazione con i figli che tornavano verso la guerra, il dolore dell’abbandono della casa e di quel poco che, con tanti sacrifici, erano riusciti a costruirsi”.
Cigagna ha messo in luce i racconti dell’ex collaboratrice domestica che ha parlato della paura per un futuro incerto e minaccioso, senza dimenticare la gratitudine nei confronti del popolo romeno che ha aperto le frontiere e si sta prodigando per i profughi.
“Una delle mille storie di questa guerra insensata che mi riguarda – conclude -, che ci riguarda, perché la guerra offende la vita e l’umanità sempre, ovunque accada. È una situazione tremenda, oggi al telefono piangeva disperata”.
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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