Pieve di Soligo, razzismo contro Sophia. La condanna unanime della politica locale

La vicenda degli insulti razzisti alla giovane volontaria marocchina di “Terra Mia”  (qui l’articolo), manifestazione interculturale di Pieve di Soligo, ha scatenato molte reazioni nel mondo della politica e nell’opinione pubblica del Quartier del Piave e del Veneto. Il coraggio di Sophia Hassani, che ha voluto esporsi raccontando una spiacevole vicenda che, suo malgrado, l’ha vista come protagonista, ha portato alla ribalta la discussione sullo “stato di salute” dei temi dell’integrazione e dell’interesse al dialogo fra culture in Veneto.

Partendo dal presupposto che tutti hanno sottolineato che il caso di Sophia sia un caso isolato, dettato dall’ignoranza di un singolo individuo che si è scagliato contro la ragazza, offendendola con argomentazioni e insulti a sfondo razzista, ci si è chiesti se sia opportuno investire più energie in un’opera di sensibilizzazione nelle scuole e con la società civile parlando di questi temi.

Alberto Villanova, consigliere regionale del gruppo Zaia Presidente, molto attento a questi argomenti, ha affermato: “Dispiace molto per Sophia che, tra l’altro, ho conosciuto personalmente durante un incontro della manifestazione “Terra Mia” a Pieve di Soligo. Questo caso è da legare ad un episodio di ignoranza e il razzismo, ne sono più che convinto, non c’entra nulla”.

“Questi episodi – continua il consigliere regionale Villanova – danno fastidio perché nessuno può dire che i veneti siano razzisti e in Italia, anche se molti pensano il contrario, nessuno può mettersi in cattedra per dirci come gestire il tema dell’immigrazione. Gli stranieri in Veneto sono circa 488 mila, pari al 9,9% della popolazione totale, una percentuale che è superiore alle altre regioni italiane considerando il numero dei residenti. La nostra è un’immigrazione che si basa sul lavoro e che ha trovato la sua genesi negli anni Novanta con i primi arrivi dai paesi balcanici. La maggioranza degli stranieri presenti lavora ed è integrata”.

“I veneti non hanno bisogno di particolari manifestazioni – ha concluso Villanova – per capire di dover rispettare chi è integrato e chi non calpesta le nostre regole e le nostre tradizioni. Lo stesso console del Bangladesh a Milano, durante l’ultimo convegno di “Terra Mia”, ha detto che chi arriva da noi deve, prima di ogni altra cosa, rispettare le tradizioni e le leggi del paese ospitante. Dobbiamo invece cercare di porre un freno all’immigrazione irregolare e a quei casi, che riguardano delle sparute minoranze di immigrati, dove la libertà e i principi fondamentali tutelati dalla nostra Costituzione rischiano di essere messi in discussione (penso ai diritti delle donne e all’uguaglianza di genere). Aprire indiscriminatamente le porte a tutti, anche a coloro che non ne hanno diritto e a chi non rispetta la nostra cultura, mette in difficoltà anche gli stranieri che cercano di integrarsi e che, come Sophia, sono un modello da evidenziare”.

Roberto Menegon, assessore alla sicurezza di Pieve di Soligo e anima del progetto “Terra Mia”, ha spiegato: “Ho sentito subito Sophia dopo quello che le è successo. Si tratta del solito ignorante di turno. Il razzismo non c’entra e voglio ribadire ancora una volta che solo grazie alla conoscenza reciproca possiamo affrontare correttamente le sfide dell’integrazione”.

“Il progetto “Terra Mia” – prosegue l’assessore Menegon – è un progetto riconosciuto a livello internazionale, l’ho capito soprattutto l’anno scorso, durante i festeggiamenti per la festa dell’indipendenza del Bangladesh al consolato di Milano. In quell’occasione questa realtà, nella quale credo molto, è stata citata più volte come esempio virtuoso. Dobbiamo andare avanti in questa direzione perché è quella giusta. “Terra Mia” è un progetto importante ed è esportabile. “Conoscersi per capire”: in questo modo ridurremo ancora di più episodi spiacevoli come quello che ha dovuto vivere Sophia”.

Bhuiyan Shakibul, consigliere di minoranza per la lista civica “Cambiamo Conegliano” e volontario come Sophia del progetto “Terra Mia”, ha aggiunto: “Il caso di Sophia è un caso isolato perché la maggioranza dei veneti non è così. Mi preme sottolineare, però, che la politica nazionale spesso affronta in modo generico, molte volte con degli slogan, e in modo poco chiaro questi problemi. Dobbiamo distinguere l’immigrazione irregolare da chi ha diritto di stare qui ed è integrato. Chi, con le sue parole, può direzionare l’opinione pubblica deve aiutare chi non è in grado di discernere a comprendere correttamente la portata del fenomeno dell’immigrazione, senza creare inutili allarmismi e senza enfatizzare le naturali difficoltà che si incontrano nel cammino dell’integrazione”.

“A chi mi chiede – conclude il consigliere comunale di origini bengalesi – se con Sophia ed altri amici siamo intenzionati ad andare avanti con la nostra opera di sensibilizzazione, rispondo che abbiamo un compito importante e dobbiamo proseguire trasmettendo un messaggio positivo di speranza. Sicuramente questo caso isolato non ci fermerà e ci darà ancora più forza per impegnarci in quello in cui crediamo”.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: Facebook).
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