Una scelta di campo netta, quella dell’Istituto “Marco Casagrande” di Pieve di Soligo. Per i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento, ossia i progetti di Alternanza Scuola-Lavoro, la scuola superiore pievigina si sta orientando sempre più decisamente verso il cosiddetto “Service Learning”: un modo di fare formazione che mette insieme il classico apprendimento delle materie scolastiche con il servizio solidale alla comunità sociale.
“Il Service Learning – spiega la professoressa Giulia Cattelan, membro del gruppo di lavoro dei progetti di Alternanza Scuola-Lavoro dello stesso istituto – è una proposta pedagogica nuova per il nostro territorio: unisce il ‘Service’, cioè la cittadinanza attiva e le azioni a vantaggio della comunità, al ‘Learning’, ovvero l’acquisizione di competenze professionali, metodologiche, sociali e soprattutto scolastiche: tutto questo affinché gli studenti possano imparare non soltanto stando sui libri, ma anche attraverso un servizio solidale alla comunità cui appartengono. È un approccio pedagogico in cui crediamo molto, sul quale ci siamo formati negli scorsi anni e che ora, dopo lo stop causato dal covid, vogliamo far sperimentare sempre più ai nostri studenti”.
Si chiama “Rari, diversi ma uguali” uno dei progetti di Alternanza svolto secondo la filosofia del Service Learning che sta prendendo forma in queste settimane e che si realizzerà concretamente dopo le feste natalizie.
“Gli studenti della 4aB del Liceo delle Scienze Umane e della 4aA del Liceo scientifico – spiegano i docenti Daniela Feltracco e Giuliano Persico, coordinatori delle due classi coinvolte – avranno la possibilità di lavorare insieme per sensibilizzare il territorio e anche la società in generale, perché sia meglio conosciuta e valorizzata l’opera di chi in Italia si prende cura delle persone con la sindrome di Patau (trisomia 13) e la sindrome di Edwards (trisomia 18), due rarissime anomalie cromosomiche”.
Per questa iniziativa l’Istituto Casagrande collabora con Soft Italia, associazione con sede a Farra di Soligo e presieduta da Gianstefano Folgoni: il sodalizio è membro della rete internazionale Soft (Support Organization for Trisomy 18/13), nata negli Stati Uniti alla fine degli anni Settanta.
“Nel 2023 celebreremo il ventennale di Soft Italia – spiega Folgoni – e per noi l’occasione di collaborare con la scuola è davvero gratificante. Ciò che ci proponiamo principalmente come associazione è mettere in contatto tra loro le famiglie italiane nelle quali un componente, di solito un figlio, è colpito da trisomia 13 o 18. In questo modo possono conoscersi e comunicare la loro esperienza: questo facilita l’uscita dall’isolamento e mitiga la paura che accompagna sempre la diagnosi di una sindrome rara”.
“Inoltre, sul versante delle cure – conclude -, vogliamo portare a conoscenza dei medici e di tutte le figure correlate le concrete possibilità di vita che molti bambini hanno se adeguatamente seguiti. È necessario modulare le terapie su ogni singolo soggetto, trovando quelle più adatte. La presenza in associazione di diversi ragazzi e giovani adulti testimonia la validità di questo approccio”.
Il lavoro di Service Learning degli studenti coinvolti prevede varie direzioni di sviluppo. “Innanzitutto gli studenti – precisano i docenti di Scienze Naturali Laura Bertotto e Andrea Tomasella, membri del gruppo di lavoro sull’Alternanza – approfondiranno la conoscenza di queste due anomalie genetiche, ancora poco conosciute”.
“Ad esempio – proseguono -, realizzeranno la prima traduzione italiana dei pochi articoli scientifici (tutti in lingua inglese) che esistono sull’argomento; poi elaboreranno i dati di una ricerca realizzata da Soft Italia che fa emergere le reali problematiche di salute e di gestione della vita quotidiana causate dalle trisomie 13 e 18; infine, arricchiranno le voci di Wikipedia dedicate al tema e realizzeranno un approfondimento da proporre alla casa editrice del loro libro di testo perché sia inserito nelle prossime edizioni aggiornate”.
“Non si tratta però solo di approfondire scientificamente – osservano ancora – ma anche di intervenire sul versante sociale: soprattutto si tratta di far capire che non è vero, come è scritto quasi dovunque, anche nei libri universitari, che le persone colpite da questi disordini genetici sono destinate a morire entro l’anno di vita. Alcune – una minoranza, è vero – sopravvivono fino all’età adulta e per loro si apre la questione di una qualità della vita, che deve essere resa il più possibile buona: i nostri studenti rifletteranno proprio su come migliorare le condizioni delle persone con queste trisomie e delle loro famiglie”.
Il percorso didattico si concluderà con l’organizzazione nella prossima primavera di una serata di sensibilizzazione aperta alla cittadinanza durante la quale gli studenti del “Casagrande” celebreranno assieme a Soft Italia i vent’anni di vita dell’associazione: perché le persone con trisomia 13 e 18, nella rara diversità che li contraddistingue, possano diventare sempre più uguali a tutti.
(Foto: Soft Italia – Istituto Casagrande).
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