La comunità di Possagno ha festeggiato domenica 23 ottobre i quarant’anni del gruppo folcloristico dei Poŝagnòt: l’origine di quest’associazione, come racconta Daniele Cunial, ha a che fare con un’altra ricorrenza canoviana celebrata nel 1982 da un drappello di giovani entusiasti che, desiderosi di omaggiare il Canova e il Tempio, si vestirono con abiti tradizionali “da festa”. I ragazzi facevano parte del coro parrocchiale e di conseguenza erano abituati a usare la voce: da quella combinazione tra idee, tradizione e competenze nacque questo gruppo, che negli anni ha mantenuto e rinnovato un repertorio di oltre 500 brani.
Sempre seguendo il racconto di Daniele Cunial, molti di questi pezzi sono stati raccolti direttamente dalla testimonianza di quelli che negli anni Sessanta questi giovani chiamavano “anziani”.
L’anniversario è stato festeggiato con una messa di ringraziamento, un omaggio ad Antonio Canova e ovviamente un breve concerto, capace di attraversare una storia lunga quarant’anni di esibizioni, ma anche tante, tantissime prove: l’evento si è svolto davanti alla casa natale di Antonio Canova, da poco inaugurata dopo il restauro, e al pranzo hanno presenziato un centinaio di persone.
Erano presenti anche gli otto fondatori dei Poŝagnòt ancora presenti e attivi: Daniele Cunial, Marcello Cavarzan, Monica Cavarzan, Damiano Vardanega, Annamaria Vardanega, Adriano Cunial e Cosma Favero.
Gabriele Vardanega è stato il primo a raccogliere i brani (in una raccolta su cui ancora i Poŝagnòt lavorano) mentre Marcello Cavarzan è stato colui che ha portato avanti un’intensa ricerca sugli abiti di inizio Ottocento per consentire poi una replica coerente. Dei Poŝagnòt si parla anche in alcuni volumi e in un docufilm intitolato “Un giorno a Possagno”, nel quale un Canova giovane immagina il proprio ritorno alla tradizione.
“Abbiamo sentito una vicinanza della popolazione che non ci aspettavamo – commenta Adriano Cunial, attuale presidente -. La difficoltà oggi, per noi, sta nel reperire nuove risorse: l’unico modo per trovarle è allargando il nostro territorio di competenza. Ma il valore più importante di quest’associazione sta nella sua forza formativa e per il fatto di creare un contesto di socializzazione: per esempio, la mia storia personale è tutta dentro questo gruppo, dai venti ai sessant’anni. Quando cominci ad avere responsabilità in un gruppo come questo, cresci e ti abitui a discutere e a ragionare sulle cose in modo spontaneo e naturale”.
I Poŝagnòt hanno diversi inviti internazionali in sospeso, dal Portogallo all’Ungheria: attualmente sono una trentina, esattamente come quando hanno iniziato. La loro speranza più grande è che altri giovani possano avvicinarsi per continuare a rinnovare una storia che va rinnovata generazione dopo generazione.
(Foto: Walter Binotto Ph).
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