Qualche giorno fa, per il suo blog quotidiano su Facebook, il professor Giancarlo Cunial ha riportato una lettera datata 2 maggio 1822, scritta da Giacomo Bottamella, a quel tempo segretario comunale di Possagno, ad Antonio Canova.
Un testo che, vista la siccità che sta interessando il nostro territorio, dopo duecento anni risulta essere molto attuale, sebbene l’autore ricordi ai lettori meno attenti che vi è grande differenza tra situazione metereologica e cambiamento climatico e che, quindi, non è il caso di considerare rassicurante il fatto che questo pericolo sia già stato percepito in passato, in quanto la condizione climatica attuale è interessata da un fenomeno ben più esteso di una semplice siccità.
“Pregiatissimo signor Marchese, Antonio Canova, ancora non si sono principiati i lavori di muratura al nuovo Tempio che si sta costruendo a Possagno per mancanza d’acqua. Sono più di sei mesi che non fa una piova di fondo e per conseguenza i pozzi e le fontane sono senz’acqua. Che, volendone, l’acqua – magari poca – la si trova ma converrebbe andare a prenderla alle Ciópe o in Caniezza, essendo senza acqua anche il Ponteggio. Dicono che sono più di 30 anni che non ha fatto una stagione così sutta come questa; ora si spera che in breve pioverà essendo il tempo in moto. Se io dicessi che in questi sei mesi non ha mai piovuto direi una bugia, ma posso assicurarla che le piccole piove che son venute non hanno fatto che di tratto in tratto bagnare la polvere”.
Se duecento anni fa i lavori al Tempio, un’opera magnifica e destinata a identificare il piccolo paese ai piedi del Palon in Italia e nel mondo, venivano rallentati a causa della mancanza d’acqua, sarebbe utile ricostruire quale sia stata la reazione dei cittadini di allora, ovvero cosa significasse non trovare acqua alla fontana vicino a casa e, magari, dover fare chilometri a piedi per andare a procurarsela.
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