La stilista Anna Fendi all’inaugurazione del nuovo allestimento delle vesti di Antonio Canova 

Questa mattina, sabato 8 giugno, il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno ha ospitato l’evento “Il costume all’epoca di Canova – i suoi vestiti e il restauro”. 

Intervista alla stilista e imprenditrice Anna Fendi

Presenti il sindaco di Possagno Valerio FaveroMoira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova, la stilista e imprenditrice Anna Fendi, il dottor Massimo Zanetti, presidente della Fondazione Canova, e altri esponenti della cultura della Regione Veneto e non solo. 

È stato presentato al pubblico il restauro degli abiti del famoso scultore neoclassico con degli approfondimenti tematici di questo patrimonio: “Il costume maschile all’epoca di Antonio Canova” con Michele Vello e “Il restauro degli abiti di Antonio Canova” con Anna Passarella

Intervista a Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova

“Un’importante giornata oggi al Museo Canova – commenta la direttrice Mascotto – perché abbiamo restituito al nostro pubblico i cimeli canoviani, quei vestiti che fanno parte del nostro patrimonio. Un progetto diviso in vari step, quindi prima il restauro dei vestiti e poi il nuovo allestimento che ci ha permesso anche di aprire una nuova stanza. Abbiamo ampliato il percorso espositivo. Una stanza che, fino a poco tempo fa, era chiusa al pubblico e dove ha dormito il re d’Austria nel 1830. Oggi è fruibile e all’interno sono conservati questi bellissimi vestiti”. 

“Nelle sue memorie Francesco Hayez – continua – ci dice che Canova era un uomo snello, che lavorava alacremente e che, quando si andava nel suo studio a Roma in via della Colonnette, si presentava con un manto e nella testa teneva un cappello di carta. Nelle mani aveva sempre martello e scalpello”. 

“La grazia e l’eleganza delle opere di Antonio Canova – commenta la stilista Fendi – per comprendere come tutto questo lo potesse emanare anche nella moda. Gli abiti restaurati dello scultore sono un esempio di come lui poteva concepire la moda. Anche qui si rispetta la sua grande arte e il culto per la bellezza“. 

Per questa speciale occasione è stato inaugurato il nuovo allestimento delle vesti e sono stati comunicati i nomi dei componenti del nuovo Comitato Scientifico di Fondazione Canova, nominato dal consiglio di amministrazione dell’ente sotto la presidenza del dottor Zanetti lo scorso 6 maggio. 

Tra i membri riconfermati del Comitato, si distinguono il professor Francesco Leonee la professoressa Elena Catra, esperta in storia dell’arte dell’Ottocento nell’area veneta. 

Tra i nuovi membri del Comitato Scientifico figurano il professor Fernando Mazzocca, eminente studioso dell’età neoclassica, dell’Ottocento e del primo Novecento; il professor Roberto De Feo, attento e raffinato conoscitore della cultura figurativa dell’Ottocento veneto; il professor Paolo Mariuz, segretario del “Comitato Nazionale per l’Edizione delle opere di Antonio Canova” e profondo conoscitore dell’epistolario canoviano; la dottoressa Elisabetta Barisoni, responsabile di Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna della Fondazione Musei Civici di Venezia; il dottor Vincenzo Tinè, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Venezia e le province di Belluno, Padova e Treviso. 

“Negli ultimi mesi – raccontano dal Museo Gypsotheca Antonio Canova -, i quattro vestiti appartenuti ad Antonio Canova sono stati restaurati grazie agli interventi previsti dall’iniziativa del Museo ‘Il restauro dei vestiti di Antonio Canova. Un nuovo progetto per conservare, catalogare e riallestire il corredo di vesti canoviane’. Canova, artista simbolo del Neoclassicismo, ebbe la fortuna di vivere in un periodo particolarmente fecondo e mutevole per la storia del costume”. 

“Dalla seconda metà del Settecento fino agli inizi dell’Ottocento – proseguono -, anche in virtù delle trasformazioni storiche e socio-economiche, le mode proposero di volta in volta novità ed evoluzioni che inaspettatamente permangono tuttora nel nostro modo di vestire, in particolare nel costume maschile, oggetto di questo incontro. Il Settecento stretto tra Illuminismo, Barocco e Neoclassicismo codifica il vestire del gentiluomo nei canonici tre pezzi, quelli che oggi chiamiamo giacca, gilet e pantaloni, un tempo marsina, sottomarsina e braghesse che, tra un Luigi XV e XVI, cambieranno semplificandosi sotto ai nostri occhi, prima di cadere anche loro vittima della ghigliottina”. 

“I fasti dell’Impero prima e della Restaurazione poi – concludono – faranno il resto, spogliando di colori il cicisbeo settecentesco, tramutandolo in un efficiente uomo borghese, privo di tonalità squillanti ma desideroso di nuove vanità. Parte del guardaroba dell’artista, ora oggetto di restauro e riallestimento, è testimone di questi cambiamenti”. 

(Foto e video: Qdpnews.it ©️ riproduzione riservata). 
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